| CAPITOLO 5 Mentre mi allontanavo a passo svelto dall'aula sentii gridare "Isterica pazza!" avevo voglia di tornare indietro e prenderlo a calci nel sedere. Mentre uscivo incontrai il direttore. "Che faccia, cosa è successo?" Mi girai di colpo un pò frastornata "Salve..." sospirai "...le volevo chiedere se era possibile cambiare professore" "Perchè? Il sostituto l'ha importunata" "Ehm, no è che non mi ci trovo molto bene...almeno fino al ritorno di Justin" "Oh, vedrò quello che posso fare" "Grazie" e me ne andai. Passarono più o meno quattro giorni, mi sentivo uno straccio. Da quando avevo litigato con Yu molte cose erano cambiate, ad esempio mi ero messa con Carlos e il direttore mi presentò un nuovo professore: Johan. Era professionale e carino, ma ogni volta che facevo lezione con lui pensavo a Yu. Non era più lo stesso: mi mancavano le sue battute cretine e quando mi prendeva in giro. Chi l'avrebbe detto che avrei perso la testa per uno così. La vita è così strana. Mentre andavo alla mia solita lezione del mercoledì lo sentii flirtare con una, che doveva essere l'allieva che mi aveva sostituito. "Deficiente, possibile che non capisci che t'amo?" dissi fra me e me "Detto qualcosa?" all'improvviso dalla porta uscì Johan "Oh, no no niente" "Ok allora iniziamo" I giorni passavano lenti e inesorabili, mentre mi ponevo mille domandee nessuna risposta. Quel sabato sera, anche se a malincuore, dovevo uscire con Carlos. Non tenevo attenzione al film, ma una frase mi colpii "Sei peggio di un ragazzo" e riecco che accadde la stessa cosa di quando ero all'entrata del parco. Stavolta la scena si svolgeva in un altro luogo, l'uomo non c'era più. C'eravamo solo io, dovevo avere 13 anni, e quel bambino della <visione> precedente, anche lui cresciuto. Il volto di quell'adolescente mi era familiare ma il suo viso era abbagliato da una luce accecante e non riuscivo a distinguerne bene i lineamenti. Quel ragazzino mi aveva detto la stessa frase del film "Sei peggio di un ragazzo". La notte non dormii, passai tutto il tempo a cercare di ricordare i ricordi che vanno da quando avevo 1 anno fino a 13. Per quanto potessi sforzarmi nella mia mente c'era solo un vuoto immenso. Volevo sapere chi erano i volti di quelle due persone che avevano occupato uno spazio nella mia vita. Decisi di cercare le risposte, dalla persona che per tutta la mia vita mi era stata accanto: mia madre. La mattina seguente mi incamminai verso la mia vecchia casa. Suonai il citofono "Chi è?" "Mamma sono io, Sasha" "Oh, Sasha! Che bello! Sali" Il portone si aprì e salii, preferii prendere le scale che avevano lo stesso odore che ricordavo. Mia madre mi aspettava ansiosa davanti alla porta, era da molto che non andavo a trovarla. Appena mi viste mi corse incontro e mi abbracciò. "Finalmente! Sei venuta" "Si, mamma però così mi strozzi" "Scusa, a cosa devo la tua visita? Non ti è mai importato niente della tua povera madre" "Mamma perfavore non cominciare con i tuoi drammi!" dissi con affetto mi mancavano le sue tragedie "Veramente ti volevo chiedere alcune cose" "Si, meglio se entriamo" disse preoccupata Entrai nel piccolo salotto accogliente, l'arredamento non era cambiato di una virgola. Mi sedetti sul vecchio divano della nonna e mi misi comoda. "Mamma, non ricordo niente fino a 13 anni" mia madre si impietrì e il suo viso si fece tormentato "Un pò di giorni fa ho avuto come una specie di visione e anche ieri è successa la stessa cosa..." continuai Il silenzio piombò nel salotto, mia mamma a capo chino guardava fisso il pavimento, allora feci finta di niente e proseguì "...ho ricordato un uomo ed un bambino...chi sono?" "Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato..." disse con voce spezzata, poi proseguì con lo stesso tono di voce di una persona che sta ammettendo una colpa immensa "Quel uomo è il tuo patrigno e quel bambino è il tuo fratellastro...tu..." s'interruppe, mentre io la guardavo come si guarda un fantasma "...tu non ricordi niente perchè a 13 anni hai avuto un incidente molto grave, in cui rischiassi la vita, il tuo patrigno se ne andò il giorno prima che quel camion ti investisse, portando con se suo figlio e tutti i nostri risparmi senza lasciare traccia, come del resto fece tuo padre" "Un incidente? Mi avevi detto che avevo avuto un attacco di appendicite" "Sei stata in come per sei mesi, immobile in un letto d'ospedale, mi sono dedicata anima e corpo a te anche quando i medici ti davano per spacciata, sapevo che ce la potevi fare poi finalmente un bel giorno ti sei risvegliata, le ferite erano guarite e non avevi più il gesso al braccio, non volevo darti un dispiacere dicendoti la verità e quindi ti ho raccontato una bugia ma l'ho fatto per il tuo bene" "Per 5 anni mi hai fatto vivere in una bugia! Non hai fatto altro che raccontarmi frottole! Come hai potuto?!" mi alzai e me ne andai sbattendo la porta, mentre mia madre piangeva.
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