Amore Proibito, yaoi tra Strify e Kiro

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FiammaGelida
view post Posted on 24/6/2009, 16:45




provo pure io a postare una mia fan fiction. ne ho scritte un sacco ma questa è la prima yaoi che scrivo, spero vi piaccia. è ancora in fase di scrittura e per ora ho solo 4 capitoli. posto il primo poi se vi piace metto il resto^^

CAPITOLO 1 - L’inizio della fine

Faceva così freddo quella sera.
La Russia mi ha sempre affascinato.
Dovevamo esibirci nella splendida Mosca, la città natale della mia adorata Julia - cantante delle T.a.t.U. insieme a Lena - e sinceramente iniziavo a chiedermi se avessero un impianto di riscaldamento adeguato, non avevo intenzione di dovermi prendere cura di Yu come l’ultima volta, lui e la sua mania di denudarsi.
Avevo ancora un’ora libera prima del suond check e non avevo idea di come impiegarla; prima delle esibizioni live sono sempre troppo agitato per fare qualsiasi cosa così, di solito, finisco per mettermi a provare prima del dovuto ma quella sera non mi andava. Continuavo a fissare la mia fila infinita di bassi senza riuscire a scegliere quello che avrei usato quella sera, l’ultimo a sinistra era ancora nuovo. La tenda della finestra era leggermente aperta e potevo vedere fuori stando seduto sul letto della mia stanza d’albergo; le luci della città creavano un’intermittenza suggestiva che di tanto in tanto faceva riflettere la mia immagine sul vetro e mi resi conto di non essermi ancora preparato.
Corsi alla specchiera e ne accesi le due lampadine lasciando spente tutte le altre luci della stanza; iniziai ad armeggiare con i cosmetici: passai un filo di fondotinta, un ombretto dalle mille sfaccettature argentee, un po’ di kajal e per finire un tocco di mascara. Non so quante volte mi sono sentito dire che truccarsi è roba da donne o da gay, stupidi pregiudiziosi, anche se fosse a voi che importa? Io mi sento bene così, fa parte di me e di tutto ciò che sono, non ho paura di mostrarlo.
Aprii l’anta scorrevole dell’armadio e frugai in cerca di qualcosa da mettere: i miei adorati pantaloni a scacchi erano troppo leggeri per quella serata così m’infilai nei comodi e caldi jeans rossi invernali, rigorosamente di H&M, presi la mia maglietta bianca con il panda stile cartoon dal primo cassetto e ci abbottonai sopra uno degl’innumerevoli gilet che avevo a disposizione. Gli accessori sono immancabili per me quindi presi a rovistare pure nel beauty in cui tenevo tutti i miei bijou, ne tirai fuori la mia cintura a scacchi, la fibbia con il poker d’assi, un bracciale d’argento e un paio di collane scintillanti. Decisi di tenere addosso l’orologio e indossai i miei stivali neri preferiti. Ci avevo impiegato meno del previsto così mi ritrovai ancora una volta senza nulla da fare. Mi affacciai alla finestra contemplando il paesaggio cittadino; lo sguardo perso nel vuoto più che nelle luci del centro e la mano stretta alla tenda, forse troppo forte e quando me ne accorsi rischiai di farne cadere il sostegno. Sul marciapiede di fronte un ragazzo dal lungo cappotto nero cercava di attraversare la strada, si riparava dalla pioggia e dagli spruzzi delle auto con le numerose sporte che aveva in mano, era evidente dalle marche stampatevi sopra che aveva fatto spese folli tra negozi d’abbigliamento e di make-up. Alzò lo sguardo al cielo, probabilmente per imprecare contro tutto quel traffico e la luce della mia specchiera ne attirò l’attenzione “quanto adoro il tuo sorriso” mi ritrovai a pensare fissando Strify che si sbracciava per salutarmi. Quando, finalmente, attraversò spensi le luci e mi accasciai sul letto svuotando la mente da tutti quei pensieri che, di recente, avevano deciso di affollarla. Non mi resi conto del tempo che passava e dopo un po’ qualcuno bussò alla porta: << Kiro, muoviti che è ora di andare >> ci impiegai qualche secondo per uscire da quello stato di morte apparente in cui mi trovavo e la voce di Yu risuonò ancora nel corridoio: << Scimmia se non ti sbrighi sfondo la porta e ti tiro fuori a pedate >> sapevo che scherzava ma quando insisteva così lo avrei strozzato: << sto arrivando >> mi sistemai i capelli, infilai un giubbotto di pelle nero e uscii trovandomi davanti il chitarrista che ne approfittò subito per scompigliarmi la testa: << ma ti sembra il modo? Mi ero appena pettinato >> gli risposi in un tono troppo acido senza che ce ne fosse motivo ma non ero in vena di scherzi in quel periodo: << scusa, stavo solo scherzando e comunque ti stai scordando una cosa … >> evidentemente il mio cervello iniziava a perdere colpi, dovevo smetterla di affannarmi su tutti quei pensieri, dimenticare il basso in stanza non era da me.
 
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°*_AngelOfLust_*°
view post Posted on 24/6/2009, 17:02




bell'inizio mi piace! devi continuare assolutamente!V.V
posta presto!!!^^





ps:
CITAZIONE
lo sguardo perso nel vuoto più che nelle luci del centro e la mano stretta alla tenda

quella tenda passerà alla storia XD
 
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view post Posted on 24/6/2009, 18:50

SUGAAA~!

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un bell'inizio...mi incuriosisce *-*
continua!
SPOILER (click to view)
Mi hai copiato il titolo della ff u.u si chiama così una mia ff u.u
 
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Killu93
view post Posted on 24/6/2009, 22:05




bella *-* cavolo sei brava a scrivere, molto scorrevole...brava brava!!
continua che è molto bella ^^
 
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FiammaGelida
view post Posted on 25/6/2009, 15:33




CITAZIONE (.Yumi.369. @ 24/6/2009, 19:50)
un bell'inizio...mi incuriosisce *-*
continua!
SPOILER (click to view)
Mi hai copiato il titolo della ff u.u si chiama così una mia ff u.u

SPOILER (click to view)
sorry mi dispiace non lo sapevo :cry: perdonami


posto il secondo capitolo visto che vi è piaciuta fin qui^^

CAPITOLO 2 - You’re my confession

Credevo veramente di potermi sbarazzare di quei pensieri? Ero pazzo o semplicemente stupido?
Il concerto mi era scivolato addosso come se fosse una gigantesca bolla di sapone, non avevo sentito nemmeno una delle grida delle fan. Sentivo solo la sua voce, dolce e sensuale mentre cantava allo stesso ritmo del mio basso.
Così mi ritrovavo di nuovo solo, nella mia stanza vuota e buia.
Ancora poche ore e avemmo preso l’aereo per il ritorno, potevo resistere fino ad allora? Dovevo farcela.
Di solito festeggiavamo fino a tardi dopo i live, ma quella sera non ero esattamente l’anima della festa e non volevo rischiare di rovinare il party a tutti. I numeri rossi della radiosveglia erano l’unica fonte di luce nella camera, segnavano circa le due del mattino. Non ce la facevo più; il tempo sembrava non passare mai e i miei occhi non volevano saperne di chiudersi e lasciarmi dormire, perché ogni volta che provavo solo a socchiuderli il suo viso mi appariva davanti, bello e lampante come se fosse proprio li, davanti a me.
Fissavo il soffitto vuoto pensando e ripensando a lui, sperando di mancargli almeno un po’, solo un briciolo di quanto lui mancasse a me.
L’ombra rossa e sfocata sul soffitto segnava le tre quando li sentii rientrare nelle loro stanze.
Mi rotolai sul materasso morbido e mi avvicinai alla parete poco distante, solo quel muro a dividermi da te. Come potevo spiegargli che la mia vita senza di lui non poteva esistere? Avrei sicuramente rovinato tutto se gli avessi confessato i miei sentimenti, forse avrei distrutto la band; ma che senso aveva vivere senza l’unica cosa di cui mi importasse veramente? Mi sentivo come nella nostra canzone, “Escape to the Stars”, mi rigiravo nel letto senza trovare pace e chiedendomi cosa stesse aspettando a scappare tra le stelle con me.
Mi sbilanciai troppo e persi l’equilibrio, nel tentativo di non cadere trascinai a terra la lampada che stava sul comodino, in quel silenzio avevo sicuramente svegliato qualcuno.
Non passò molto prima che qualcuno venisse a bussare alla mia porta: << Tutto bene? >> perché mi stavi facendo questo? Perché ti preoccupavi così tanto per me? Mi faceva solo più male.
Girai la chiave nella serratura e prima che potesse entrare mi rimisi sul letto: << Ma cosa fai ancora vestito? >> non me n’ero nemmeno accorto, i vestiti erano l’ultimo dei miei pensieri, anzi, non ne facevano proprio parte: << non ho sonno, scusa se ti ho svegliato >> vederlo così preoccupato mi fece sentire incredibilmente in colpa: << scusa, se non avevi sonno perché non sei rimasto a bere con noi? >> perché ti voglio troppo e avevo paura di poterti saltare addosso. Avrei voluto dirglielo ma mi limitai a fare spallucce: << ultimamente sei proprio strano. Te ne stai sempre da solo, sei sbadato. Che ti succede? >> ormai lo avevano notato tutti, dovevo inventarmi una scusa ma non mi veniva in mente niente di tanto importante da farmi perdere la testa: << credo di … essermi innamorato >> pensavo seriamente di risolvere la situazione senza specificare di “chi” mi fossi innamorato?
<< E allora diglielo, a questa persona che la ami >> sembrava così semplice da come lo dicevi tu
<< non è facile … Strify … >> il suo nome, mi risultava sempre più difficile pronunciarlo, era come una pugnalata al cuore, sentivo in gola il sapore ferroso del sangue che sgorgava da quella ferita, certo, in senso figurato, ma il dolore era reale, più che reale, faceva male per davvero.
<< Credo che se questa persona ti vedesse adesso non proverebbe neppure a dirti di no >> cosa voleva dire? Che se glielo avessi finalmente confessato lo avrebbe accettato? Che ne sarebbe stato addirittura felice? No, certo che no. Era solo la classica frase consolatoria di un buon amico, di un ottimo amico: << come puoi saperlo? >> stringevo i pugni e serravo i denti nel tentativo di ignorare l’istinto che mi diceva di prenderlo, stringerlo tra le braccia e pregarlo di farmi suo per sempre.
<< Semplicemente perché è quello che penso io. Odio vederti così, non posso stare qui a guardarti soffrire senza dire niente >> lo avresti pensato comunque se avessi saputo di essere tu la causa del mio lancinante dolore?
Tenevo il viso sul cuscino, sprofondandovi dentro per nascondere le lacrime. Piano piano la sua mano calda si fece strada sulla mia schiena nella carezza più intensa che avessi mai desiderato in quei miei sogni così proibiti.
 
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°*_AngelOfLust_*°
view post Posted on 25/6/2009, 16:43




è bellissimo questo capitolo *-* brava!
chissà se Kiro dirà a Strify di chi è innamorato!!! >.>
XDcontinua presto!!^^
 
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view post Posted on 25/6/2009, 17:17

SUGAAA~!

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Kirottooooooo che pucciiiiiiiiii!
Dai dichiarati a Strify! *me fa il tifo*

continuaaa!
 
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Killu93
view post Posted on 25/6/2009, 21:10




che coccolini =^-^=
 
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IoMe&MeStessa
view post Posted on 27/6/2009, 14:55




holetto solo ora questa tua effe effe...e devo dire che è molto carina^^ sarebbe bello se Kiro dicesse a Strify che è innamorato di lui*_*
 
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FiammaGelida
view post Posted on 30/6/2009, 20:53




grazie dei complimenti^^ sono felice di vedervi così prese dalla mia storia. posto subito il seguito

CAPITOLO 3 - Poker Face

Le prime luci del mattino filtravano dalla finestra, trapassavano la stoffa sottile e satinata delle tende fino a raggiungere i nostri corpi. Come dardi dorati, i raggi del sole s’infrangevano sulla sua pelle candida e perfetta. Mi ci volle un bel po’ prima di ricomporre tutti pezzi della serata precedente; era come se avessi dimenticato qualcosa, un dettaglio importante.
Tutto risultò più chiaro quando voltandomi, sotto le lenzuola fresche, trovai Strify accanto a me; fu come un fulmine a ciel sereno sfiorare la sua gamba con la mia.
Mi alzai di colpo dal letto in preda a un mix di ansia ed euforia, si, mi sentivo decisamente in balia dell’adrenalina; andai in bagno e mi infilai sotto il getto ghiacciato della doccia sperando che servisse a schiarirmi le idee.
Tenevo la testa bassa, l’acqua mi scorreva addosso gelida ma il mio corpo era invaso da troppe sensazioni perché me ne accorgessi; le braccia tese contro le piastrelle sul muro freddo liscio per evitare di cadere, le gambe mi tremavano e iniziai a battere i denti per via della temperatura troppo bassa dell’acqua. Qualche istante dopo il getto si fece sempre più sopportabile, fino a diventare piacevolmente caldo, non mi ero accorto che fosse entrato anche lui.
Le sue mani sfiorarono i miei fianchi per poi salire fino alle spalle, lo lasciai fare fino a quando arrivò ai polsi; intrecciai le mie dita alle sue in un gesto completamente automatico e disinvolto, come se lo facessimo da sempre. Sentivo il suo respiro tiepido sul collo, poco sotto l’orecchio destro; quando posò le labbra nell’incavo della mia clavicola ebbi un fremito, mi fu impossibile trattenerlo.
Ero troppo sconvolto perché potesse uscirmi anche solo una parola di bocca; mi fece voltare con dolcezza per baciarmi. Non fu come uno di quei soliti baci da innamoratini frementi, fu mille volte meglio; le nostre labbra si muovevano in un sincrono perfetto come se non avessero fatto altro per tutta la vita, la passione che ne scaturiva era a dir poco travolgente. Un’intesa così non l’avevo mai avuta con nessuno prima, ero quasi certo che nessuno al mondo avesse mai provato niente di simile, la mia bocca lo bramava sempre di più, avidamente avrei voluto divorarlo e lui sembrava pensare esattamente la stessa cosa, mai un cenno di esitazione, se ne chiedevo ancora me ne dava di più.
Cercai di rifiutarmi quando si staccò da me ma mi fu impossibile, le gambe non mi reggevano più, mi sentivo come se mi fossi sciolto sotto tutto quel calore, e non parlo dell’acqua.
Mi sbilanciai in avanti sprofondando il volto nel suo petto e ripresi a piangere come la sera prima:
<< perché piangi? >> da quante ore non sentivo la sua voce? Mi sembrava trascorsa un’eternità e quelle due parole risuonare così dolci nella mia testa da farmi quasi perdere i sensi: << perché … sono troppo felice >> sembravo uno stupido, non riuscivo neppure a parlare a causa dei singhiozzi ma Strify non la pensava allo stesso modo, mi fissava con un enorme sorriso sulle labbra, il suo viso era colmo di gioia e dolcezza: << se sei felice allora fammi un sorriso, non voglio più vedere i tuoi occhi traboccanti di lacrime >> incredibile, riusciva a trasformare ogni frase che pronunciava in una melodia meravigliosa, la sua voce cantava anche quando stava semplicemente conversando.
Restammo abbracciati così per un sacco di tempo, tra noi solo lo scorrere dell’acqua; il tempo per noi si era fermato ma ovviamente non per il resto del mondo. Romeo era fuori e strepitava con Yu nel corridoio, li sentivamo mentre si lamentavano chiedendosi dove fossimo finiti; Strify uscì per primo avvolgendosi nell’accappatoio, quando uscii anche io lo aprì facendomi accomodare di nuovo nel calore del suo abbraccio.
Recuperati i vestiti sparsi un po’ per tutta la stanza ci vestimmo; aprii la porta per tranquillizzare gli altri assicurando che sarei uscito di li a poco, Strify mi fece cenno di non dire che era li con me.
Mi richiusi la porta alle spalle e iniziai a infilare tutto in valigia.
Prima di andarcene Strify si assicurò che non ci fosse nessuno nei paraggi, erano già tutti nella hall dell’hotel; mi sbatté contro la parete bloccandomi con le braccia: << tutto questo rimane tra noi, siamo intesi? >> un improvviso nodo alla gola mi impedì di rispondere, cercai di mandarlo in giù senza troppo successo e mi limitai ad annuire con la testa.
Uscì sbattendo la porta senza aggiungere altro.
Sentii di nuovo quella sensazione di abbandono che mi scioglieva le gambe, ma questa volta non era la gioia a tirarmi quello scherzo; come poteva cambiare così di punto in bianco? Era stato dolce per tutto il tempo trasformandosi, poi, in un “ghiacciolo” che non tradiva nessuna delle emozioni di poco prima, con un tono intimidatorio mi aveva fatto capire che tutto quello che c’era stato non era altro che un errore, secondo lui.
Mi lasciai scivolare contro la carta da parati beige fino a raggiungere il pavimento, con la testa stretta tra le gambe e le braccia incrociatevi sopra. Mi sentii ferire dentro, come un potente veleno quelle ultime parole mi bruciavano nelle vene infettandomi il sangue e facendomi barcollare nell’oblio.
Non so quanto restai così, venne Romeo a recuperarmi: << hey, dobbiamo andare >> si era accorto che qualcosa non andava, i suoi gesti e il tono della sua voce si ammorbidirono di colpo: << dai che tutto si sistema. Adesso andiamo, non pensarci >>
Romeo non era un ficcanaso, non mi pose centinaia di domande a cui non volevo rispondere, si limitò a consolarmi e ad allungarmi una mano per aiutarmi ad alzarmi da terra.
 
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view post Posted on 30/6/2009, 21:44

SUGAAA~!

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povero Kirottooooooooooooooooooooooooooooo! ç_ç
brutto cattivone Striffo ù_ù
prima se lo sbaciucchia tutto e poi lo tratta male! Mah -.-"

continuaaa!
 
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Killu93
view post Posted on 30/6/2009, 21:47




bellissimo capitolo ^^
ma.....che è successo?
perchè Strify.........?
dai continua che sei bravissimaaaaaa
 
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view post Posted on 30/6/2009, 21:54
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a ColD HearT is a DeaD HearT

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ecco.. sono arrivata anch'io e... la amoooooooo.. ma è veramente bellissima questa ff!!!
se poi consideriamo che io ho questa passione per Strify che definirei psicotica ahaha direi che questa ff mi piace ancora di più!!!
continua presto e ancora complimentoni.. scrivi veramente benissimo.. mi piace come descrivi le cose!
 
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FiammaGelida
view post Posted on 1/7/2009, 13:47




siete troppo gentili^^

CAPITOLO 4 - We are not Toyz

Le settimane trascorrevano lente, tra i momenti magnifici che passavamo insieme e quelli terrificanti, durante i quali credevo di poter morire veramente, in cui lui non c’era; non averlo accanto era una tortura, un’agonia infinita che prima o poi mi sarebbe stata fatale.
Ma non mi importava, sinceramente, non mi importava molto di come mi trattava “dopo”, l’importante era il “mentre”, poi potevo anche diventare il suo zerbino.
Sebbene la notte prima fosse passata tragicamente, almeno per me, senza dormire, i singhiozzi del pianto mi avevano tenuto sveglio come, del resto, la maggior parte delle altre notti da quando Strify era diventato la mia ossessione, lo desideravo ancora come la prima volta.
Ora ne capivo il senso, di quella nostra canzone: “My Obsession”, Strify era la mia ossessione, l’oggetto del mio feticismo, la mia nuova religione, la mia confessione e la mia confusione ma non potevo fare senza; “you can kiss me with you torture … “ continua la canzone, si, era proprio così, lui poteva “baciarmi” con le sue peggiori torture perché tanto mi faceva solo provare un immenso piacere. Sadico e pervertito, ecco cos’ero diventato. Sebastian Muller era la mia droga, non sapevo se fosse più giusto paragonarmi ad un autolesionista o a un tossico, in ogni caso l’unico modo che avevo per mantenere lucida e sana la mia mente era averlo accanto, quando spariva diventavo pazzo.
Mi alzai in punta di piedi per colmare la distanza che separava la mia bocca dalla sua e mi lasciai trasportare dalle sue mani in uno dei più bei sogni che avessi mai fatto.
Strify era sopra di me, il suo viso splendido luccicava sotto la luce dell’abajour, le piccole gocce di sudore che gli scendevano sul collo risplendevano come tanti piccoli diamanti incastonati nel suo corpo. Fissavo le mie dita intrecciarsi tra i suoi capelli morbidi e lisci. Il dolore fisico ormai non era più un problema, Strify poteva farmi ciò che più gli pareva senza doversi controllare, pur di essere una cosa sola con lui avrei patito le pene dell’inferno, tanto quel fastidio spariva non appena lui se ne andava lasciando il posto a sensazioni ben peggiori. Che cos’era in fondo qualche goccia di sangue paragonata all’emorragia della mia fottuta anima? L’unica cosa che osavo chiedergli era di non farmi voltare di spalle, volevo vedere tutta la bellezza del suo viso quando toccava il culmine.
Sembrava davvero un sogno, ma presto la magia sarebbe finita e tutto si sarebbe trasformato in un incubo.
Come ogni volta mi lasciò li da solo, sprofondavo nell’autocommiserazione sentendomi ogni volta più sporco e abbandonato. Si è mai sentito di qualcuno morto per il troppo desiderio non corrisposto? Forse sarei stato il primo.
Non volevo più sentirmi solo e usato, avevo il diritto anche io di essere felice, almeno un po’, una volta soltanto; non era giusto che mi facesse soffrire a quel modo, quella volta lo seguii fregandomene della sua reazione.
Uscii dalla stanza senza accorgermi di essere ancora nudo, per fortuna eravamo soli in casa. Per fortuna un corno, se ci fosse stato qualcuno almeno avrebbe visto cosa stavo diventando e forse mi avrebbe preso a schiaffi nel tentativo di farmi rinsanire. Lo afferrai per un polso, le mani mi tremavano mentre restavamo entrambi fermi in mezzo al salotto: << mi lasci andare? >> non ne avevo nessuna intenzione, questa volta doveva starmi a sentire: << no, adesso ti giri, mi guardi in faccia e mi ascolti >> ero riuscito a nascondere abbastanza bene la tensione della mia voce, non saprei dire da dove mi uscì quel tono tanto autoritario. Strify si voltò a guardarmi, gli occhi vuoti, privi di qualsiasi espressione fermi sul mio corpo nudo, pronti a giudicarmi: << sono stanco di tutto questo, non sono il tuo passatempo. Strify noi non siamo bambole lo capisci? Non sono il tuo gicattolino, ho dei sentimenti. Non ce la faccio più, ogni volta che mi lasci da solo su quel letto il mio cuore va in frantumi, non ci arrivi? Io ti amo sul serio e mi stai facendo male >> a quel punto le lacrime ebbero il sopravvento e non riuscii più ad aprire bocca. Il senso di abbandono tornò a farmi sua preda e mi lasciai cadere sul pavimento freddo e duro.
Era tutto buio, ero solo, sospeso in un limbo dove non c’era più niente che potesse ferirmi. Avrei voluto rimanere li per sempre, abbandonarmi al nulla.
Quando ripresi conoscenza ero vestito, sotto le lenzuola tiepide del mio letto. Ero di nuovo solo e pieno di tristezza, nella mia stanza buia che odorava ancora di sesso.
Feci per alzarmi ma un braccio caldo mi cinse i fianchi ritirandomi giu.
 
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view post Posted on 1/7/2009, 14:15
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io non ho parole!!! posso solo dirti.. continua!!! è veramente bellissima!
 
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