wow, sono felice che vi piaccia
eccovi il seguito^^
CAPITOLO 7 - Fianal Attraction
Dove pensavo di andare con quel tempo? Ero così arrabbiato e deluso da Strify che mi ero calato dalla finestra senza nemmeno preoccuparmi di dove sarei andato. Avevo solo una felpa e un paio di jeans addosso, stavo letteralmente congelando, chissà se nel suo cuore c’era la stessa temperatura.
Mi stava distruggendo l’amore che provavo, erano come mille e più aghi infilzati nel cuore, bruciavano ma, nonostante tutto, lui continuava a mancarmi terribilmente e questo non faceva altro che aumentare la disperazione e farmi avvicinare al punto di non ritorno, quello in cui avrei smesso di provare qualsiasi sentimento, non volevo arrivare a quel punto.
Mi infilai in un bar, non sapevo né quanto tempo fosse passato né dove fossi finito, quelle strade iniziavano a essermi sconosciute, mi ero allontanato un bel po’ dalla zona residenziale, il centro dovevo essermelo lasciato alle spalle parecchie ore prima.
Quel locale sperduto in mezzo al nulla però mi parve confortevole, di sicuro meglio che restarsene fuori a morire assiderati. Un piacevole scampanellio trillò quando aprii la porta per poi ripetersi quando si richiuse; il ragazzo dietro il bancone alzò lo sguardo salutandomi gentilmente, non mi importava se mi avesse riconosciuto o no, mi interessava solo mettere qualcosa di caldo nello stomaco. Di punto in bianco mi era tornato un po’ di appetito e ordinai una cioccolata calda e una fetta di torta, quella del giorno era alla vaniglia, uno dei miei gusti preferiti; il ragazzo dall’aspetto androgino e apparentemente troppo giovane per lavorare in quel periodo mi portò la mia ordinazione senza porre domande, si limitò a un cordiale “buon appetito”, questo mi fece piacere, non avevo voglia di firmare autografi o cose così, ero troppo depresso.
La cioccolata scese giù per la gola dandomi una piacevole sensazione di calore, era davvero bello scoprire di essere ancora in grado di sorridere alle sensazioni gradevoli.
Stavo per alzarmi e tornare al freddo e al gelo quando sentii il sonaglino tintinnare di nuovo; non era entrato nessuno dopo di me, almeno fino a quel momento. La ragazza che entrò attirò subito la mia attenzione, era chiassosa e appariscente ma non mi dava l’impressione di essere antipatica, anzi. Salutò il barista come se si conoscessero da una vita e forse era così, lo chiamò per nome e gli gettò il cappotto addosso, risi silenzioso notando la loro complicità. Ascoltai per un po’ la loro conversazione rendendomi conto che davvero erano buoni amici; da quello che capii lui aveva lasciato la scuola per dare una mano nel bar del padre, che evidentemente era quello in cui sedevo io, mentre lei aveva saltato un giorno per andare a trovarlo, si giustificò ai suoi rimproveri sostenendo che faceva troppo freddo per mettersi immobili dietro a un banco.
Sembrava quasi che io fossi sparito, non mi consideravano nemmeno tanto erano presi dai loro discorsi; quando mi alzai per pagare il conto lei si accorse di me per la prima volta da quando era arrivata, si scusò di non avermi salutato dicendo che proprio non mi aveva visto, le sorrisi senza darvi troppo peso.
Dopo aver pagato mi avviai verso il bagno e poi alla porta principale per tornarmene fuori verso chissà quale meta.
Mi voltai stupito quando lei mi chiese di restare.
Non fece mai cenno al fatto che fossi Kiro, il bassista dei Cinema Bizarre, anche se era evidente che lo sapevano entrambi, quando le squillò il telefono partì la canzone “Forever or Never”, era ovvio che fosse una nostra fan.
Mentre parlava al cellulare iniziai ad osservarla veramente per la prima volta: aveva i capelli corti, neri con due extention fucsia che le arrivavano fino a metà della vita. Aveva un trucco pesante che le colorava le palpebre di un nero intenso, solo le labbra erano di un piacevole rosa naturale mentre il resto della sua pelle era così pallida da farle sembrare ammalata. Indossava un paio di jeans stretti, delle All Stars nere e una maglia a maniche lunghe a righe bianche e nere, sfidavo io che avesse freddo. Quando riattaccò il telefono mi sorprese a fissarla e una leggerissima sfumatura color pesca le colorò le guance. Cos’era quella vampata di calore che mi pervase in quel breve attimo? Non era nemmeno vagamente paragonabile a quello che provavo per Strify ma non era nemmeno poi tanto male, per lo meno smorzava un po’ quell’immane sofferenza che avevo dentro.