siete in panico??
ricordo che sarà abbastanza lunghetta ç_ç
*** <- segna il cambiamento della visione della storia, spero sia stata chiara @.@
12°capitolo
La lasciò, seduta a quel tavolo da sola, in preda ai dubbi.
• * *
Sospirò profondamente prima di prendere quella decisione. Guardandola negli occhi vedeva tutti i suoi sentimenti nelle lacrime, che lente, le segnavano le guance.
Non poteva lasciarla in quello stato, ma rimanere vicino a lei, forse, avrebbe peggiorato la situazione. Quindi optò per la cosa più stupida e vigliacca.
Una volta uscito senza salutare, prese la prima stradina che faceva angolo, un vicolo molto probabilmente, e si appoggiò al muro di un palazzo. Inizialmente alzò lo sguardo per osservare i movimenti delle nuvole, dopo lo spostò sulle punte delle sue All star pulite, troppo pulite.
“Accidenti non ci voleva” ripete a se stesso più di una volta. Frugò nelle tasche dei jeans strappati per prendere il cellulare, ma non lo trovò. Rovistò in tutte le tasche che quel giorno si portò dietro ma non trovò niente altro che il portafoglio e un pacchetto di fazzoletti.
“Ma bene! E ora chissà dove l’ho perso…”
Sentì la porta del locale aprirsi e quindi si voltò per vedere chi stesse abbandonando quel posto.
Era lei.
Poco dopo vide qualcosa…
• * *
“Un due di picche…oro” commentò Hilary aprendo la porta del locale per tornare in camera sua.
Continuava a camminare a testa bassa per scacciare ogni pensiero; a farla tornare nel mondo reale fu la voce squillante e piena di vita di Stephan. Le si avvicinò a grandi passi e parlando una lingua per lei incomprensibile, provò a farsi capire porgendole un cellulare. La ragazza lo guardò bene, sapendo che non era il suo…
La sua voglia di mettere la testa sui libri era sotto le scarpe, avrebbe preferito cacciarla sottoterra come gli struzzi. Salì quelle odiose quattro rampe di scale che la separavano dalle mura della sua “nuova casa”; camminò strofinando l’indice destro sul muro, segno di totale follia perché ogni volta che lo faceva entrava nel mondo dei sogni ad occhi aperti.
Aprì la porta con fare delicato e, dopo aver posato con noncuranza le sue cose per terra, incrociò le gambe sedendosi su letto.
Posò il cellulare misterioso di fronte a se. Folle com’era si divertiva a fare un corso del tutto personalizzato di yoga, quindi impose le mani costruendo due cerchi con pollice e indice e, una volta chiusi gli occhi, esclamò ad alta voce “OMNIA OMNIA!”. A cosa le serviva non lo sapeva nemmeno lei, ma almeno sgombrava la mente.
Come per magia ricevette un aiuto per risolvere quella situazione.
“Te ti sei completamente bevuta il cervello” commentò Helen entrando in camera.
Dopo essersi seduta di fronte a lei provò a comprendere la storia in mezzo a tutti gli OMNIA che di tanto in tanto fuoriuscivano dalla bocca di Hilary.
“Hele io non so che fare con questo coso”
“Ma come ti è venuto in mente di parlare di Yu a quel ragazzo”
“Era lì. Era venuto per scusarsi…”
“Almeno sai come si chiama?”
“Ehm…a dirla tutta, no”
“Perfetto. Guardiamo il suo telefono e cerchiamo di capire chi è”
Come nei bei film, arrivò il principe azzurro, ma non di Hilary…bensì di Helen.
“Avete un appuntamento?”
Helen cambiò completamente colore, divenne completamente rossa…come un pomodorino.
Sorrise alla vista della sua amica innamorata, le diede un colpetto sulla spalla e le raccomandò di comportarsi bene, li lasciò lei soli.
Rifece le scale al contrario, in discesa erano meno faticose, ma come prima segnò una linea sul muro con il dito indice della mano sinistra.
Camminando e pensando, pensando e camminando, cose che non vanno assolutamente bene insieme, la fece scontrare contro qualcosa…qualcuno…
“Ahi” disse cadendo a terra… <ti disfo il grugno,ti rifaccio il sorriso e ti sfiguro, dannato energumeno!> pensò.
“Scusa ti ho fatto male?”
Sentì quella voce così forte, così sensuale…così…
Aprì gli occhi in modo trovare un appiglio per tornare in piedi sulle proprie gambe quando vide davanti al suo viso una mano, una mano forte pronta ad aiutarla.
Alzò lo sguardo “Oh maria…” furono le uniche parole che riuscì a pronunciare.