CrushCrush, Yaoi

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Giuly 483
view post Posted on 13/2/2009, 19:45




Buonasera a tutte, spero che vi piaccia questa nuova fan fiction.
Pensavo già da un po' di fare una yaoi visto che non avevo ancora provato a scriverne una, e vedendo un filmato mi sono venuti subito in mente i soggetti ^____^
Spero che vi piaccia.


Capitolo Primo

Che palle... bofonchiai a me stesso quando la sveglia suonò, facendomi sobbalzare. Scegliere come musica Blitzkrieg dei Deathstars non era esattamente un idea brillante, a meno che uno non volesse distruggersi i nervi prima ancora di essere in grado di usarli.
Mi tirai su a fatica dal letto ad una piazza e mezzo e con una manata spensi la sveglia, che tornò silenziosa in attesa del prossimo attentato.
Ringhiai di frustrazione quando vidi l'ora sul suo display rosso: le cinque di mattina. Che merda.
Restai seduto sul letto, gli occhi stanchi e gonfi, e cercai di capire in che condizione fossero i miei capelli passandoci una mano sopra. Rabbrividii. Arrancai verso lo specchio vicino al mio letto, pieno di bigliettini con le date dei prossimi concerti e gli orari dello studio di registrazione, come se potessi dimenticarmi certe cose.
Grugnii quando apparve la mia brutta faccia allo specchio, illuminata appena dalla luce che filtrava dalla finestra.
Mi sembrava di vedere non dei capelli, ma un campo di battaglia tra pidocchi. Cercai di ravvivarli un po', ma capii che in quella missione sarebbe riuscito soltanto il mio gel.
Raggiunsi il bagno annesso alla camera da letto, e quando accesi la luce strizzai gli occhi per abituarmi. Passarono circa dieci secondi prima che riuscissi a mettermi bene a fuoco lo specchio.
Guidato dall'abitudine, afferrai il gel a destra del lavandino e cominciai a muovere i ciuffi biondo platino sulla testa, spruzzando gel in dosi molto generose.
Quando pensai che ero abbastanza decente per le pulci che vivevano nel mio appartamento, andai in cucina, riempii una ciotola di cereali e mi accasciai sul tavolo in soggiorno.
Il mio appartamento era abbastanza spoglio, ma comunque adatto a me, appena l'avevo visto avevo capito che era stato fatto apposta: l'anticamera era un corridoio lungo e buio, all'inizio della quale c'era un enorme appendiabiti con uno specchio che funzionava quasi come secondo armadio; il corridoio, che terminava in un secondo bagno, piccolo come uno sgabuzzino, curvava a sinistra e sbucava in un salotto/soggiorno dal soffitto alto e dalle pareti bianchissime, ampio e luminoso.
Un divano ad angolo bordeaux era vicino alla tv, una tv abbastanza vecchiotta, e alla destra di questo, tra una pianta e il muro, c'era un pc, anche questo abbastanza vecchio, incassato in una cavità nel muro a forma di arco; una enorme finestra, che occupava quasi tutta una parete per altezza, dava sul cortile interno, un piccolo spazio circolare occupato da un curioso orticello che apparteneva ad un ristorante; un piccolo portale ad arco sulla sinistra conduceva alla cucina.
Dalla sala si accedeva alla mia camera da letto, in cui il colore delle tende, della poltrona sfondata e delle lenzuola era il rosso, e, da lì al bagno, lungo e stretto.
Per qualche minuto l'unico rumore fui io che ruminavo come una mucca.
Trangugiai qualche sorsata di latte direttamente dal cartone e, quando vidi la timida luce dell'alba spuntare oltre gli edifici che chiudevano il cortiletto interno da ogni parte, fissai le lancette dell'enorme orologio sopra l'ingresso alla cucina.
Le cinque e mezza.
-MERDA!- gracchiai, facendo cadere il cartone di latte a terra. Fortuna che era chiuso.
Inciampando circa cinque volte in tre metri, riuscii a raggiungere l'armadio, una stanzetta con la porta scorrevole incassata nel muro, di fianco al pc, e, non vedendo niente a causa del buio, afferrai le prime due cose che trovai. Storsi il naso quando mi ritrovai in mano dei pantaloni maculati e una maglietta a strisce blu e rosse.
Ultimo tentativo. pensai tra me e me. Allungai la mano negli oscuri meandri dell'armadio e ne estrassi un paio di jeans piuttosto anonimi, se per anonimi si intendeva un jeans ricoperto di scritte per ogni suo millimetro quadrato.
Me li infilai assieme la maglietta sbuffando, poi tornai in bagno e afferrai l'eyeliner e l'ombretto. Circa venti minuti dopo uscii dal mio appartamento in condizioni accettabili. Tradotto: speravo di non incrociare nessuno tranne lo stretto indispensabile.
Povero illuso.
Infatti, come ogni giorno, dopo aver sceso le scale di legno dalla ringhierina azzurra, nell'atrio gelato c'era Irina, una vicina di circa ottant'anni che passava le sue giornate in quell'angolino, seduta dietro ad un banco, come una bidella che controlla il corridoio durante l'orario delle lezioni.
Appena sentì la porta che conduceva alle scale chiudersi, alzò la testa e sbirciò da dietro gli occhiali a mezzaluna, strizzando gli occhi. Sorrise divertita. -Buongiorno Georg!-
Alzai gli occhi al cielo. Non aveva ancora azzeccato il mio nome, eppure c'avevo sperato. Ormai era una causa persa. -Buongiorno Irina!- risposi, mentre infilavo la chiave nella serratura dell'enorme portone a vetrata.
-Come va caro?- domandò sollevando gli occhi dalla rivista che sfogliava sempre. Era straordinariamente gioviale per l'età che aveva. Conosco persone di settant'anni messe cento volte peggio di lei. Mia nonna, ad esempio.
-Tutto bene, oggi però devo andare a lavorare prima!- dissi. Lei guardò i miei capelli e sghignazzò, evidentemente divertita. -Che c'è?- chiesi, inquieto, mentre aprivo la porta.
-Hai messo la mano nella presa della corrente figliolo? Hai tutti i capelli... sparati in aria!- esclamò mimando.
Sospirai, più tranquillo. Era la stessa osservazione ogni mattina. Per un attimo avevo sperato che ne sfoderasse una nuova.
A quel punto ero già mezzo fuori dal portone. Mi girai verso Irina. -Buona giornata!- esclamai schizzando fuori e richiudendo più veloce che potevo. Non volevo sentirlo, non ancora, non quel giorno.
-Buona giornata Georg!- Purtroppo la porta non fu abbastanza veloce a chiudersi. Mi morsi il labbro. Se divento così tra settant'anni devo ricordare ai miei nipoti di spararmi prima.


Quando fui fuori, in preda all'aria gelida di quel mattino d'inverno, mi ritrovai a tremare, e non per il freddo. Perchè??
Brutto coglione, sapevo benissimo perchè. Sapevo che l'avrei visto. Non avrei potuto non vederlo. E anche quel giorno avrei vissuto il mio supplizio quotidiano.
Perchè semplicemente non me ne andavo? Con i diritti della Universal, non avevo ancora intascato niente, tanto valeva dare un taglio netto.
Le mie riflessioni furono interrotte da un colpo di clacson lontano che scosse l'aria immobile. Scossi la testa, per scacciare via quei pensieri, e la sotterrai nel colletto alto del giubbotto, correndo a precipizio verso la stazione della metro. Per terra ormai la neve non c'era più, quindi non prestai attenzione a dove mettevo i piedi.
Superando una crepa sull'asfalto con un balzo, portai la gamba destra avanti. Il piede poggiò su una lastra di ghiaccio ricoperta da una patina umida. Scivolò in avanti. Per un attimo mi trovai per aria, piegato ad angolo retto. Le punte delle mie scarpe entrarono per una frazione di secondo nel mio campo visivo.
SBOOOOOOOM



Uscii di corsa dalla metro di Warschauer Strasse e mi diressi verso l'incrocio con Stralauer Allee, sempre rischiando la morte ogni volta che passavo su una lastra di ghiaccio.
Arrivai alla fine della strada e girai subito a sinistra, vedendo la Universal dall'altra parte della strada. Arditamente, superai di corsa l'enorme stradone, sperando di non essere linciato dagli automobilisti che in quel tratto andavano a velocità folli. Mi lanciai nell'ingresso e mi ritrovai nella hall, piegato sulle ginocchia e sull'orlo del soffocamento. Perfetto.
Sentii un risolino provenire dal banco informazioni. Alzai appena lo sguardo e vidi Kathia, la segretaria. Mi guardava da dietro gli occhiali da vista, ridacchiando, e digitando a velocità improponibile qualcosa sulla tastiera.
-In ritardo anche oggi vero?- domandò con la sua voce talmente soave che sembrava stesse per mettersi a cantare. Chissà perchè non aveva provato a fare la cantante... lavorava anche nel posto giusto, in fondo.
Recepii la domanda e mi ricordai della gola in fiamme per la troppa corsa. Tossii. -Non me ne parlare. Eppure mi ero svegliato presto....-
-Dovresti vivere direttamente qui.- commentò lei guardandomi e intanto scrivendo qualcosa.
Ridacchiai, pentendomene subito quando la gola mi lanciò crampi di dolore. -Comunque stanno già provando!-
-COSA?????- Sperai di non aver sputato sangue.
-Sì, ma stai tranquillo. Mi hanno detto che stanno registrando le parti strumentali individuali. Ha appena cominciato Squeal.-
Sorrisi. Squeal era il soprannome che usavamo per Romeo, nuovo tastierista della band. Lo chiamavamo così per la sua brutta abitudine di cantare in Pig Squeal, cioè mimando i versi dei maiali. Il fatto che cantare come un porco avesse un nome mi disgustava.
E poi arrivò, puntuale, quel pensiero: il pensiero che, se c'era Squeal, voleva dire che non c'era qualcun altro. Mi si strinse il cuore, sapevo che non ci avrei mai fatto l'abitudine. Cercai di seppellire quel dolore tra i tanti pensieri che mi affollavano la mente.... niente.
-Sai la strada per lo studio di registrazione giusto?- domandò Kathia vedendomi sovrappensiero. Intanto stava digitando un numero sul telefono, stretto tra la spalla e la guancia.
Annuii. -Ci vediamo dopo Kathia.- Lei annuì, e una frazione di secondo dopo rispose al telefono.



Mentre salivo l'ascensore per il terzo piano, cercai di controllare il tremore che mi stava invadendo il corpo. Mi guardai allo specchio, cercando di distrarmi.
Quel tremore era la consapevolezza che tra poco l'avrei visto, come tutti i giorni. L'avrei visto senza poterlo guardare veramente, senza potermi saziare gli occhi, senza poterlo accarezzare o semplicemente tenerlo per mano e appoggiare la testa sull'incavo della sua spalla.
Ricacciai indietro le lacrime, facendo finta di sistemarmi i capelli, irrimediabilmente provati da quel tragitto casa-lavoro pieno di insidie. Prima che potessi mascherare quell'orrenda smorfia di dolore che avevo sul volto con un sorriso noncurante, le porte si aprirono con un DING, affacciandosi sul corridoio lunghissimo e su cui si affacciavano un sacco di uffici.
Avanzai, a testa bassa, mentre tutti gli impiegati mi salutavano mentre passavo, vedendomi attraverso le pareti di vetro dei loro studi. Io rispondevo con un cenno della testa.
Poi da uno degli uffici saltò fuori Kiro, il bassista della band, urlando come un pazzo. Inutile dire che mi cagai sotto dalla paura.
Feci un salto indietro di almeno due metri, urlando come chi ha appena visto Dracula con i denti grondanti di sangue, poi iniziai ad imprecare in ogni lingua possibile contro quell'irritante folletto acconciato da evidenziatore.
-Te lo sei meritato!!!! Non arrivi mai in orario.-
-Ma va a cagare và!- esclamai superandolo e dirigendomi verso la porta dello studio. Cercai di ignorare le risatine sommesse degli impiegati. -A che punto siete?-
-Squeal ha già provato, ora sta facendo Yu.-
-Che canzone?-
-Sad day for happiness.- La mia preferita, per ora. -Dopo Yu è il mio turno, poi te, e poi Strify.-
-D'accordo.- dissi. Cercai di contenere i battiti del cuore sapendo che l'avrei sicuramente trovato, oltre quella porta. Mi morsi il labbro mentre giravo il pomello e la spingevo.
In quel momento tutte le teste presenti nella stanza, tutte tranne la sua, si girarono verso l'ingresso. Arrossii. Non mi piaceva trovarmi al centro dell'attenzione. Tranne della sua attenzione.
Strify scoppiò a ridere. -Ben arrivato! Cominciavo a preoccuparmi.- esclamò salutandomi con un energica stretta di mano. Ridacchiai fingendo entusiasmo. Fortuna che per loro era naturale che non parlassi mai: non so se sarei riuscito a farlo, in quel momento.
Salutai anche Squeal, poi mi girai verso la stanzetta dove c'erano tutti gli strumenti, collegata a quella in cui mi trovavo tramite una vetrata. Troppo tardi pensai che non avrei dovuto farlo.
Seduto su una sedia, chino sulla sua chitarra, le cuffie che tappavano le orecchie, c'era Yu, i capelli rossi e neri che gli coprivano il volto.
Sentii una fitta al cuore e mi obbligai a distogliere lo sguardo.
It's a sad day for happiness....


Continua... uahahahahahah xDDDD

 
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»Secret.Door;
view post Posted on 13/2/2009, 20:06




waaaaa che bella **
brava caVa scrivi veramente bene con tutti i particolari **

p.s:non ti resta che continuare
 
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nathe
view post Posted on 13/2/2009, 21:40




wow... mi piace! continua su!!!! image


SPOILER (click to view)
i deathstars *__*
 
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TypischIch_.
view post Posted on 13/2/2009, 21:55




bella
interessante
continuala presto *-*
 
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view post Posted on 13/2/2009, 22:21

SUGAAA~!

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wow...*___________________*
continua
 
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Giuly 483
view post Posted on 14/2/2009, 13:59




Grazie per i complimenti *__*

Capitolo secondo

Mi sedetti di fianco a Squeal, che guardava Yu, il suo migliore amico, con grande ammirazione, e con qualche sorrisetto quando sbagliava un accordo. Io non riuscivo a condividere il suo entusiasmo.
Mi sentivo come invaso da un fuoco gelato... da un ghiaccio bollente... e non riuscivo a regolare i battiti del mio cuore... Nè a ricacciare indietro le lacrime che mi pungevano gli occhi. Le cammuffai simulando una quantità imbarazzante di sbadigli che mi procurarono occhiatacce, soprattutto da Kiro. Ma la cosa era plausibile, visto che ero il pigro della compagnia.
Avrei voluto usare la mia bravura a recitare in altre cose, però.
Alla fine della canzone, tre minuti dopo, tre terribili, lancinanti minuti dopo, Yu uscì dalla stanza prove con la chitarra sotto braccio. Kiro saltò in piedi e zampettò verso la sedia prima occupata da Yu, con il suo fedele basso. Il contrasto tra le due persone che avevano occupato quella sedia in quei minuti mi fece quasi ridere; soffocai la risata con un altro sbadiglio.
Yu alzò lo sguardo e mi vide. Gesto comunissimo. E allora perchè tremavo? Deficiente. -Ciao dormiglione!- esclamò prendendomi la mano e facendo cozzare le spalle. Io risposi debolmente, anche se gli strinsi la mano più forte di quanto avrei voluto. -Non sei ancora morto...- commentò, alludendo alla mia imbranataggine.
-Mah, è solo questione di tempo.- commentai io facendo le spallucce.
Lui scoppiò a ridere, quella risata roca che adoravo, poi si sedette di fianco a Squeal, lanciandomi occhiate divertite e continuando a ridacchiare. Almeno lo facevo ridere. Meglio di niente.
Poi venne il mio turno. Mi alzai cercando di non guardare Yu, consapevole che, però, lui stava guardando. Entrai nella stanzetta e mi sedetti alla batteria, stringendo le bacchette così forte che mi fermai in tempo: spezzarle non sarebbe stata una, diciamo, brillante idea.
Battei il tempo col piede quattro volte. In un secondo ricordai lo schema della canzone. Due battiti e due pause in un secondo. Tre, due, uno.


Suonare la batteria, con la sua cadenza ripetitiva e fortemente ritmata, mi aiutava a rilassarmi, a radunare le idee. Era un toccasana per la mia sanità mentale tremendamente fragile in quel periodo. Mi impedì di scoppiare a piangere, mi aiutò a ricacciare indietro le lacrime e il groppo in gola. Quest'ultima cosa però era inutile visto che nessuno si aspettava che parlassi. Per fortuna. Certe cose tornavano utili in situazioni come quelle.


Quando uscii dalla stanza prove, dopo aver terminato la batteria, mi accasciai tra Kiro e Squeal, lontano da Yu, a fissare i miei avambracci indolenziti e concentrandomi sul loro dolore, escludendo tutto il resto. Mentre Strify entrava e cominciava a canticchiare la bozza della canzone, non sentii i discorsi dei ragazzi, fino a che Kiro non mi pizzicò il fianco, facendomi sobbalzare.
La cosa irritante di Kiro è che sa esattamente dove colpirmi se vuole che io reagisca. Irritante nanetto biondo.
-Allora, hai sentito?-
-Eh? Che? Cosa?- domandai, incrociando la braccia e coprendomi i fianchi per evitare un altro pizzicotto a sorpresa.
A scuotermi fu la voce di Yu. -Avevo chiesto ai tipi se stasera avevano voglia di uscire. Conosco un posticino adatto a passare una seratina da uomini.-
Probabilmente in quel momento ero troppo assorto a guardarlo negli occhi per accorgermi dell'enfasi strana con cui aveva pronunciato le parole "seratina da uomini". Se ci avessi fatto caso avrei capito a cosa sarei andato incontro.
Ma non ci feci caso. Yu continuò. -Squeal non ha voglia e Kiro è occupato. Tu hai da fare stasera?-
Ecco fatto. La domanda che desideravo da secoli, posta da lui. Ma non circondato dai nostri amici. E comunque non aveva nessun significato romantico, a differenza delle mie recondite fantasie. -Sì, non ho niente da fare... altrimenti avrei un telefilm strappalacrime su Viva TV.- Ovvio che mi sarei liberato di qualsiasi impegno pur di passare una serata con lui.
Yu scoppiò a ridere ancora, seppellendo le labbra nella sua kefiah rossa. Mi si scaldò il cuore a quel suono.



Uscii da casa mia alle otto di sera, dopo aver trangugiato in fretta un toast preso da McDonald: conoscevo abbastanza i locali di Berlino per sapere che nessuno dava da mangiare cose commestibili per me, meglio premunirsi.
Scesi nel garage e presi la mia Hummer, nera brillante, enorme. Salii sull'immenso sedile, girando la chiave nel quadro. Il rombo del motore riempì l'aria.
Guidai fino a casa di Yu. Svoltai l'angolo ed eccolo lì, appoggiato al muretto. Sperai che il buio della sera bastasse a coprire il rossore delle mie guance.
Appena mi fermai saltò in macchina senza farsi problemi e mi disse l'indirizzo.
-Ciao eh!- dissi sarcastico, azionando il motore e facendo un inversione.
-Scusa è che non volevo dimenticarmi l'indirizzo. Ciao, comunque.-
-Contento tu...- commentai, cercando di ostentare indifferenza.
Arrivammo in zona circa dieci minuti dopo. Guardando tutti i locali che ci sfilavano di fianco, sentii una leggera inquietudine che si rinforzava di minuto in minuto.
No, no, doveva essere un incubo.
Yu non poteva avermi portato nel quartiere a luci rosse di Berlino.
Riflettei un attimo su quelle parole. Cazzo, certo che poteva. Se nel gruppo c'era una persona che l'avrebbe fatto, quello era senza alcun dubbio Yu. Avrei dovuto immaginarlo.
Resistendo all'impulso di fare retrofront e lasciarlo lì, parcheggiai svogliatamente all'indirizzo che mi aveva indicato. Un locale dove si facevano strip tease. E dall'insegna esterna decisamente esplicita capii che le cose non si fermavano lì.
Merda, merda, merda. Perchè proprio a me?
Yu mi guardò, confuso dalla mia esitazione. -Che c'è?- domandò, come se davvero non capisse. Stupido beota.
-Insomma... è che....non sono... non....- come potevo spiegare senza smascherarmi? Ma evidentemente quello che dissi bastò. Anzi, in realtà non bastò affatto.
-Tranquillo, è tutto sotto controllo. Un orettina e ce ne andiamo!- disse Yu, che intanto era sceso e aveva aperto la mia portiera. Rimasi un attimo fermo, i pugni stretti sulle ginocchia. Forse non sarebbe successo niente. Forse sarebbe stata una serata di sano divertimento... Niente sesso. Niente situazioni imbarazzanti.
Riluttante, decisi di fidarmi. Scesi dalla macchina e sbattei la portiera. O almeno tentai. Ma la forza che avevo nelle braccia mi tradì, e la portiera produsse solo uno scricchiolio, invece che un sonoro botto che manifestasse tutta la mia rabbia. Frustrato, seguii Yu dentro quel locale. Appena entrammo la musica ripetitiva rischiò di spaccarmi i timpani.
Una cameriera in perizoma e reggiseno, su richiesta di Yu, ci accompagnò ad un tavolo vicino al palco, sculettando e lanciando occhiate ammiccanti sia a me che a lui. Io la fulminai con lo sguardo, Yu invece, ovviamente, gradiva la cosa.
Avrei voluto sparire. Mi sembravo totalmente fuori luogo in quel posto. Qualsiasi situazione imbarazzante avessi mai vissuto impallidiva davanti a quella. Avrei fatto meglio ad aspettarlo in macchina. Sì, certo! Ero ancora in tempo.
-Yu, io preferis.....- ma proprio in quel momento calarono le luci e la musica aumentò di volume, impedendomi anche di sentire me stesso. Merda. Merda. Merda e merda.
Una ragazza (che ritengo esagerato definire "vestita") salì sul palco e si strusciò su un palo di lap dance per circa un quarto d'ora. Un quarto d'ora in cui io mi feci sempre più piccolo, seppellendo la testa nella felpa.
Poi, il peggio.
La ballerina scese dal palco e si avvicinò a Yu. Con tutti i clienti che c'erano in quel cazzo di locale, proprio lì doveva andare. Proprio dall'unica persona che non volevo vedere assieme ad una ballerina di lap dance.
Iniziò a sculettare, ammiccando e ridacchiando, e a strusciarsi su di lui. Non pensai neanche a trattenere le lacrime, visto che Yu era concentratissimo su quelle tette rifattissime e non su di me.
Ma quando quella sgualdrina infilò la mano nei suoi pantaloni non resistetti più. Sibilando tra i denti, e facendo qualcosa molto simile ad un ringhio, spezzai il bicchiere che avevo nella mano destra. Lo avevo stretto così forte da ridurlo in un mucchio di schegge.
La ragazza saltò all'indietro, urlando e riparandosi, e Yu rimase impietrito, confuso da quel repentino cambio di situazione. Io scattai in piedi, gettando a terra la sedia, e uscì dal locale pestando i piedi, dando spintoni a chiunque si trovasse sulla mia strada. Non ero in vena di cordialità, tanto meno in un locale in cui non sarei mai più venuto.
Entrai nella mia macchina e sbattei la portiera, stavolta così forte che mi batterono i denti.
Rimasi fermo, le mani che stringevano il volante, lo sguardo fisso sulla strada. Stringevo i denti e ansimavo. Ansimavo dala rabbia.
Rabbia perchè l'uomo che amavo si era allegramente strusciato su una puttana con me ad un metro di distanza. Certo, non poteva sapere quello che provavo. Ma l'aveva fatto.
L'ennesima conferma che io per lui ero soltanto un amico, nient'altro che un amico. E non mi bastava. Non mi sarebbe mai bastato. Mai e poi mai.
Qualcuno bussò al finestrino. Sobbalzai e guardai chi fosse.
Yu.
Strinsi i denti, e con un gesto di stizza gli indicai il sedile del passeggero. Lui rimase fermo. Sospirando, abbassai il finestrino, cercando di contenere anche minimamente la rabbia. Non volevo staccargli la testa a morsi.
-Che ti succede?-
-Lo sapevi che non volevo.- Beh, in realtà non l'avevo proprio detto. -Questa roba non fa per me. Per te sì, ma non per me.- aggiunsi con l'amaro in bocca.
-Non pensavo avresti reagito così.- Rimase un attimo in silenzio poi sbarrò gli occhi. -Cristo santo, la tua mano!-
-Che?- L'istinto mi suggerì di guardarmi le mani. Lo sguardo mi cadde sulla destra, quella con cui avevo spezzato il bicchiere.
Sbiancai.
C'erano ancora pezzetti di vetro infilati nella pelle, alcuni così in profondità che a malapena li si vedeva, il sangue grondava e aveva già macchiato buona parte dei pantaloni. Ora che vedevo la mia mano scorticata a sangue mi sentii mancare.
Se non me l'avesse fatto notare avrei continuato a non sentire il dolore. Cretino.
Tentai indifferenza, ma era ovvio che ero sul punto di sboccare. -Ti accompagno a casa.- Avrei voluto usare un tono più fermo, ma mi uscì un rantolo soffocato.
-Tu non guidi con la mano in quelle condizioni. E non mi hai ancora dato una spiegazione: perchè hai reagito così?-
Basta. Era troppo. Oltre al danno, anche la beffa? Eh, no bello, caschi male.
Sbuffai. -A duecento metri c'è una stazione di taxi.- Detto questo, rialzai il finestrino senza guardarlo, ingranai la marcia e partii.
Cercai di non guardare nello specchietto retrovisore per non vedere Yu, immobile sul marciapiede a fissare il punto in cui poco prima c'era la mia macchina. Non dovevo pentirmi per come l'avevo scaricato, lo meritava.
Lo meritava.... lo meritava.... Tuttavia, per tutto il tragitto fui tormentato da immagini di Yu solo nella Berlino notturna, al freddo e spaventato. Cretino. Sia io che lui.
Quando arrivai a casa ero quasi sull'orlo dello svenimento. Non sentivo più la mano, il che da una parte era un sollievo, dall'altra una fonte di terrore: guardare la mia mano e non sentirla attaccata al corpo non era una bella cosa.
Arrancai fino al primo piano, lasciando dietro di me rare goccioline di sangue. Almeno aveva smesso di sanguinare.
Certo, perchè ormai in corpo non mi restava più sangue. Me lo sentivo. Me lo sentivo dal dolore che sentivo dappertutto, dalla forte nausea, dal mal di testa. Lo sapevo anche se era impossibile.
Poi, quando stavo per salire ancora le scale, diretto al mio appartamento, capii che avevo bisogno di curarmi quella ferita: in quella condizione non ci sarei riuscito, sarebbe stato tanto se non mi fossi mozzato entrambe le mani.
Deglutendo per non vomitare sul tappeto, bussai alla porta di Irina. Dai sottili spazi che c'erano tra questa e lo stipite filtrava della luce, quindi era ancora sveglia. Qualche secondo dopo sulla soglia fece capolino la vecchietta.
-Georg!- esclamò, a metà tra il sorpreso e il preoccupato. In quelle condizioni non percepii l'abituale irritazione tipica di quando sbagliava il mio nome. -Che ci fai qui così tardi?- ma io non risposi, perchè le crollai tra le braccia. Smisi di lottare, perchè non ero più solo ora.
Tremavo ed ero scosso dai brividi. La mano era in preda alle convulsioni. Irina disse qualcosa, sentii chiaramente spavento nella sua voce. Poi tacque. Mi portò da qualche parte. Sentii sotto la schiena qualcosa di morbido e caldo.
Un dolore insistente e acuto alla mano. Poi questo sparì. Sentivo una strana stretta, una calda stretta, come se la mano fosse avvolta in qualcosa. Bende, immaginai con sollievo quando capii di aver riacquistato minimamente la coscienza.
Ma, senza il dolore a tenermi ancorato alla realtà, tutto diventò confuso, la concezione del tempo si distorse, fino a che non sparì tutto, per lasciare spazio ad un confortante nulla.

Edited by Giuly 483 - 25/2/2009, 13:55
 
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Killu93
view post Posted on 14/2/2009, 14:19




bellissima, davvero stupenda
continuala eh? ;)

baci ^-^
 
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nathe
view post Posted on 14/2/2009, 20:50




stupenda, mi piace moltissimo.
continua presto!^^
 
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view post Posted on 14/2/2009, 20:59

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Yeah~
view post Posted on 20/2/2009, 18:57




che bella, adoro come scrivi <3
 
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Giuly 483
view post Posted on 20/2/2009, 19:12




Scusate per la lunga attesa ^_____^


Mi svegliai in preda al mal di testa e ad una forte nausea. Mi ci volle un istante per capire che non mi trovavo sul mio letto. Nel medesimo istante ricordai tutto. Come conferma ai miei ricordi confusi la mano mi lanciò un urlo di dolore quando provai a spostare il peso su di essa per alzarmi.
Il terrore mi assalì. La mia mano.... la guardai impotente, fasciata. Riuscivo a malapena a muoverla. Come avrei fatto a suonare?
Che ora era?
Mi guardai attorno alla disperata ricerca di un orologio, senza essere certo di volerlo sapere davvero. Lo trovai nella cucina: le tre di pomeriggio. Minchia, perfetto. Quanto avevo dormito? Meglio non pensarci. Non volevo ricordarmi della notte precedente, cercai di pensare ad altro.
Ma quando sbadigliai e mi coprii la bocca con la mano destra mi vennero le lacrime agli occhi dal dolore, per la mano, per la serata di merda, per la consapevolezza che si stava impossessando di me... Non sarei più riuscito a suonare. Per un bel po'. Se non volevo scorticarmi la mano a sangue non avrei dovuto suonare la batteria.
Suonare la batteria era la cosa più terapeutica che conoscessi. Se non l'avessi più suonata come avrei fatto a dimenticare il dolore che, soprattutto in quel momento, mi stava inghiottendo? Sarei impazzito? Sarei morto?
Mi accasciai sul divano letto, fissando il soffitto e cercando di mandare a memoria gli spartiti di tutte le canzoni che conoscevo per calmarmi. Funzionò. Anche se non mi servì a ricacciare indietro le lacrime, che mi rigavano copiose il volto, mi aiutò a stabilizzare il respiro. Avevo la testa occupata da mille pensieri, uno meno piacevole dell'altro, che si susseguivano in ordine sparso senza darmi pace.
L'espressione confusa di Yu mi tormentava. Mi tormentavano i suoi occhi, le avance di quella lurida puttana... Ripensarci mi mozzò il respiro quanto il ricordo dell'entusiasmo con cui lui aveva risposto. Avrei spezzato altri cento bicchieri con la mano destra pur di non rivedere quella scena, e avrei anche ringraziato con un gran sorriso. Mi sembrava quasi di non ricordare più come sorridere.
Poi sentii la mia coscia sinistra formicolare. Mi accorsi di essere ancora vestito come la sera precedente e mi resi conto che mi stava vibrando il cellulare. Lo tirai fuori con la mano sinistra, e guardai sul display che lampeggiava.
Era Strify.
Se non mi fossi trovato in quella situazione mi sarei messo a ridere. Ero sicuro che, non appena sarei tornato (se sarei tornato) mi avrebbe rivoltato come un calzino, non faticavo a credere che anche in quel momento fosse incazzato come una bestia per il bidone che avevo tirato al gruppo. Schiacciai il pulsantino rosso e rifiutai la chiamata; mi dispiaceva, ma non volevo spiegare, era ancora tutto troppo vivo per parlarne senza scoppiare a piangere.
Sullo schermo c'era scritto che avevo ricevuto venti chiamate senza risposta, a rotazione da Strify, Kiro, Squeal e Yu. Quest'ultimo era quello che però aveva telefonato di più. Sibilai di frustrazione e scaraventai il cellulare tra i cuscini. Non ero stato chiaro? Doveva lasciarmi in pace!
Poi, improvvisamente, come il sole nella tempesta, mi fulminò un idea. Mi chiesi perchè ci avevo pensato. Non mi avrebbe aiutato molto, forse mi avrebbe fatto più male che bene. Ma che altro potevo fare?
Riafferrai il cellulare e digitai quel numero che conoscevo a memoria. Rimasi in attesa qualche secondo, tenendo il cellulare con la mano sinistra, scomodissimo. Poi lo strinsi tra la spalla e la guancia, già andava meglio.
-Pronto?- Riconobbi subito quel vocione profondo... e stanco.
-Lumi, sono io!- dissi con un tono meno entusiasta di quanto avrei voluto.
-Ciao Shin.- Ed ecco in azione il suo intuito maledetto. -Che è successo?- Possibile che anche al telefono io fossi come un libro aperto per lui???
Sospirai, deglutendo e inspirando profondamente. -Problemi con Yu.-
-Che è successo?- ripetè con un tono di chi è ormai abituato a gestire scorribande di bambini disobbedienti.
Mi morsi il labbro. Sapevo che avrebbe mantenuto la parola, ma dovevo proprio dirlo a qualcuno? Se poi per sbaglio avesse detto qualcosa? O magari poteva mettersi in testa di fare la cosa giusta e dire tutto a Yu. Gli avrei staccato la testa a morsi anche se l'avesse pensato.
Evidentemente capì la mia indecisione. -Ti giuro che non dico niente a nessuno.- borbottò.
-Ehrr... d'accordo.- Inspirai. Dopotutto per quei discorsi Luminor era quello che capiva più di tutti. -Io... credo... insomma.... Yu.... Io....- Mannaggia alla mia incapacità di sostenere un discorso che vada al di là di un monosillabo. Inspirai profondamente. -Insomma... ieri sera siamo usciti... in un locale un po'... come dire... osè.... E la cameriera... e Yu.... beh insomma hai capito.... e io.... io mi sono arrabbiato un po' e l'ho lasciato lì.-
-E....?- Probabilmente era spazientito perchè non aveva capito cosa volessi da lui, visto che ormai era abituato alla mia balbuzia. -Perchè ti sei arrabbiato?-
-Io....- Elaborai una frase che rivelasse tutto senza usare parole impegnative. -Insomma, ero geloso!!!!!!!!!-
Silenzio. -E allora la prossima volta chiama una cameriera anche tu no?- Oh no.
Non era possibile.
Come aveva potuto fraintendere?
Arrossii al solo pensiero. Bleah. -Lumi.... non intendevo quello....-
Lui disse, in tono brusco,: -E cosa intendevi allora??? Se vuoi raccontarmi qualcosa parla chiaro o taci per sem....-
-LO AMO!!!!!!!!!!!!!!- urlai con tutte le mie forze. Proprio le parole che non avrei mai voluto usare.
Silenzio. Se anche stavolta non aveva capito sarei andato a casa sua e lo avrei massacrato di botte.
Ancora silenzio. Ma, cazzo, era vivo? -Lumi....?-
-E allora?- domandò calmissimo.
Come se confessare di amare il chitarrista della tua band fosse una cosa di tutti i giorni. -Come "e allora"?-
-Cosa vuoi che ti dica??- Luminor non era mai stato un tipo molto diplomatico quando aveva i coglioni girati. Evidentemente l'avevo beccato nel suo momento "no".
-Voglio che tu mi aiuti!!! Io non so cosa fare, non so come comportarmi con lui....-
-Io non mi sono mai innamorato di uno dei ragazzi, quindi il mio aiuto è perfettamente inutile.-
-Ti prego, non so a chi rivolgermi. Sei l'unico che può mantenere il segreto.- sussurrai con un tono implorante.
Silenzio. Forse si stava rilassando. -Valuta le uniche alternative che pensi di avere.-
Uff. Sempre quell'atteggiamento da saggio della montagna doveva avere. -Potrei restare e continuare come se niente fosse... per quanto difficile sia.-
-Giusto. Direi impossibile.- Certo che lui sapeva come tirare su la gente.
-Potrei cercare di farmela passare, in qualche modo.-
-Se è amore non passa. Questo devi capirlo tu.-
Lo ignorai. -Posso andarmene, lasciare la band, andare lontano e provare a rifarmi una vita....-
-Mi sembri un attore. Andare lontano non ti aiuterà, sarà sempre peggio fino a che non tornerai strisciando da lui.-
-E infine potrei dirgli tutto e firmare la mia condanna a morte.-
-Esatto.- Evvai, "l'ottimismo è il profumo della vita". Ma va a cagare te e l'ottimismo.
-Quindi questo è tutto l'aiuto che mi puoi dare?-
-Sto facendo del mio meglio. Io non sono te e non posso tirarti fuori da quella situazione perchè è capitata a te, non a me. Ti sembrerà egoista ma devi imparare a cavartela da solo. E comunque ora devo andare alla mia seduta di chemio, quindi ti lascio.-
Sbuffai. Delicato come una sberla in piena faccia. -E va bene, deus ex machina. Buona chemio, prendi a calci in culo il tumore.-
Ridacchiò e riattaccò.
Mi sdraiai sul divano, fissando il soffitto nonostante l'orribile tappezzeria. Dovevo riflettere. Riesaminai le opzioni che avevo elencato, cercando i lati positivi e negativi di ognuna. Non considerai neanche l'alternativa di dirgli tutto, nè quella di andarmene. Non ce l'avrei mai fatta, Lumi aveva ragione.
L'unica cosa che potevo fare era continuare ad essergli amico, per quanto male potesse farmi. Averlo di fianco sarebbe bastato, visto che era tutto quello che la vita voleva concedermi. Mi sarei adeguato.
Sospirai, per niente soddisfatto della conclusione a cui ero giunto. Come gli avrei spiegato della mia reazione della sera precedente? Nessun normale amico avrebbe reagito così. Se non aveva intuito la verità, sarebbe successo presto.
Poi mi tornò alla mente la mia mano. Probabilmente ci sarebbe voluto un mese buono per guarire, quindi sarei rimasto lontano fino alla completa guarigione.. Forse si sarebbe dimenticato. La lontananza mi avrebbe anche aiutato a capire quanto era forte il mio amore per lui, se di amore si trattava.
Proprio in quel momento la porta si aprì ed entrò Irina, caricata come un mulo di pacchetti e sacchetti. Il mio istinto da gentiluomo mi obbligò ad alzarmi ma, appena feci per sollevare un sacchetto con la mano destra, mi vennero le lacrime agli occhi. La vecchietta ridacchiò. -Lascia fare a me Georg, se non vuoi che ti caschi la mano.-
-Grazie ancora per quello che ha fatto, Irina.- sussurrai facendomi da parte. Mi rendevo conto solo in quel momento di averla obbligata a prendersi cura di me e della mia mano.
-Non ti preoccupare, è stato un piacere.- replicò lei bonaria.
Annuii. Se lo diceva lei, tanto valeva crederci. Ironicamente parlando, ovvio.
Mi schiarii la voce. -Irina?-
-Sì?- domandò lei dalla cucina, mentre sistemava gli acquisti del supermercato nel frigo o nella dispensa.
-Comunque io mi chiamo Tim.-
 
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Giuly 483
view post Posted on 20/2/2009, 20:02




Va là, visto che vi ho lasciato per un po' a secco (in realtà non ho altro da fare O__O ) ne metto un altro xD

Quando rientrai a casa mia, un piano più su, e sbucai nella sala, la prima cosa ad attirare la mia attenzione fu la luce rossa del telefono che lampeggiava. Significava che c'erano nuovi messaggi. Brutto segno.
Schiacciai sul pulsantino e partì il primo messaggio. Dall'altoparlante dell'apparecchio gracchiò una voce. Riconobbi a malapena Strify, sicuramente incazzato nero. Il messaggio risaliva all'ora in cui sarei dovuto essere alla Universal.
-Shin, sono Strify. Dove diavolo sei? Ti chiamiamo da tutta la notte e ora ci dai pure buca!!!! Se non richiami entro le quattro chiamiamo la polizia!!!- Tu tu tu tu.
Secondo messaggio, di pochi minuti dopo. La voce che risuonò nell'aria mi fece sobbalzare. Mi vennero le lacrime agli occhi. -Shin... sono Yu... senti, mi dispiace se ho fatto qualcosa che non ti è piaciuto, mi dispiace davvero, sono desolato, non ti porterò mai più in un locale del genere... ma non punirmi così, ti prego. Sono preoccupatissimo che ti sia successo qualcosa di brutto... non eri in gran forma quando stavi guidando e potresti....- la voce gli morì in gola. Un gemito, e poi il messaggio finì.
Pur con il cuore in gola, guardai l'orologio. Erano quasi le quattro, avevo pochi minuti prima che per tutta Berlino fossero distribuiti miei manifesti. Afferrai il telefono con la mano sinistra e mi cadde. Lo riafferrai e lo tenni stretto nella mano malferma. Cercando di non farmi male, stavo già digitando con la mano destra il numero di Strify, poi cambiai idea e cancellai tutto, per ricominciare un nuovo numero. Mi accostai il telefono all'orecchio sinistro e attesi, sentendomi stranamente agitato. Chissà se mi avrebbero fatto parlare.
Immaginai in quel momento cosa stesse succedendo dall'altra parte. Probabilmente erano in studio di registrazione, Kiro avrebbe esclamato che lo stavo chiamando, in preda al sollievo e allo stesso alla rabbia. Tutti si sarebbero affollati attorno a lui. Sospettai che mi avrebbe messo in vivavoce.
-Pronto?- Riconobbi una vena d'ansia nella sua voce.
-Kiro, sono Shin.- Sentii in sottofondo un coro di sospiri di sollievo. Lo sapevo, ero in vivavoce.
-Che cazzo ti è saltato in testa????- Ecco qui Strify. Se anche non avessi riconosciuto la voce, avrei saputo che era lui.
-Mi lasciate spiegare prima di darmi addosso?!?!-
Silenzio, anche se potevo immaginarmi le occhiate cariche di rabbia che mi avrebbero rivolto se fossi stato davanti a loro.
-Ho... mi sono fatto male alla mano destra, probabilmente lo sapete. Una mia vicina mi ha curato, ma non è servito a molto. Credo che... che non riuscirò a suonare per un po'.... Un mese... Non lo so. Pensavo di andare a farmi visitare in ospedale, così potranno medicarmi in maniera più professionale.. Ma nell'immediato se suono la batteria rischio di scorticarmi a sangue.-
Silenzio sconcertato. -Ma è davvero così grave?- chiese Squeal. Benissimo, l'unico che non aveva ancora parlato era Yu, pensai con un nodo alla gola.
-Sì, Yu può confermarvelo.- risposi.
Se avessi avuto un piccone a portata di mano me lo sarei dato volentieri in testa. Come facevo ad essere così deficiente?
Sentii un silenzio carico di tensione. Poi una voce balbettante che riconobbi subito. -Ha ragione, era messo male.-
-Quindi cosa dovremmo fare?????- Indovinate chi era.
Riflettei. -Te l'ho detto, adesso vado al pronto soccorso e faccio una visita. Ma tornerò a suonare, di sicuro guarirà. Solo, farete bene a trovarvi un batterista alternativo.-
-D'accordo, facci sapere quando torni. E non farci più uno scherzo del genere, d'accordo????- Questa volta era Kiro.
-Non è stata colpa mia. Sono rimasto incosciente fino a poco fa.-
Un gemito strozzato risuonò nella cornetta, dall'altra parte. Cercai di non pensare da chi provenisse, anche se il solo impormi di non pensarci mi ci fece pensare.
-Beh, ora vado. Ciao.- e riattaccai senza neanche aspettare i saluti. Afferrai un giaccone azzurro acceso in stile catarinfrangente ed uscii di casa, chiudendo ad una mandata. Con la mano sinistra era il meglio che riuscissi a fare.



All'ospedale mi diedero dieci punti alla mano. Non avrei potuto utilizzarla per trenta giorni, poi sarei dovuto tornare per iniziare un programma di riabiltazione della durata di una settimana.
Sta minchia.


Due ore dopo, imboccai Kollwitz Strasse, la via dove abitavo, con il braccio destro appeso al collo con una fasciatura e la giacca appoggiata sulle spalle. Ogni batterista esistente sulla faccia della terra, anche il più mediocre, avrebbe suonato per trentadue ore e ventitre minuti (notare i ventidue minuti U_U) di fila pur di non incappare in quella disgrazia.
Mentre camminavo lentamente verso il numero 79, casa mia, mi guardai attorno. Quand'era l'ultima volta che ero uscito con il buio?
Kollwitz Strasse è nota per i suoi ristoranti e per avere una vita notturna molto vivace. Me ne davano conferma tutti i ristoranti brulicanti di voci e risate davanti ai quali passavo. Gli alberi che crescevano sull'ampio marciapiede si curvavano, formando una volta viva e vibrante sulla strada illuminata dalla luce arancione dei lampioni.
Un sorriso mi si dipinse sulle labbra. Era in quei momenti, momenti in cui mi guardavo attorno e "tiravo il fiato", momenti in cui la vita sembrava fermarsi, che riuscivo a rilassarmi nonostante le mie costanti preoccupazioni. Ne avevo bisogno in quel periodo.
Mi accorsi che stavo passando di fianco ad un pub che conoscevo molto bene. Gli interni erano arredati come una nave pirata, con tanto di scheletri, bottini del tesoro e inquietante barista che sembrava pronto a rapirti in qualsiasi momento. Da quando non ci entravo? Provai a fare il conto dei giorni che erano passati dall'ultima sana sbornia e mi vennero le vertigini.
Entrai, trovandomi davanti i soliti due scheletri di plastica appesi alle pareti. Feci un cenno con la testa verso di loro. -'Sera Connor, Matthias.- li salutai. Loro risposero con la bocca perennemente spalancata e le orbite vuote, a mostrare la loro plastificata dentatura. Sorrisi, come se mi avessero detto una battuta che solo io potevo sentire. Mi girai verso il barista.
-Ehilà, Tobias! Come va?- domandai, sedendomi su uno sgabello alto davanti al bancone. Il barista, un uomo nerboruto e basso, guardò il mio braccio con aria corrucciata. -Che succede?- domandò, con la sua voce gradevole come la carta vetrata.
Alzai le spalle. -Piccolo incidente domestico. Non potrò suonare per un po'.- commentai, non troppo felice di tornare sull'argomento. Mi accarezzai il braccio appeso cone se fosse un bambino che si è fatto male e che piange dal dolore.
-Ah, devi avere un bisogno disperato di super alcolici!- esclamò con la sua risata rauca che sembrava raspare contro un muro.
Sporsi il labbro inferiore, riflettendo. -Devo tornare a casa integro, o almeno con il braccio ancora appeso alla spalla, quindi dammi solo una birra. Ma di quelle buone eh.-
Lui annuì, facendo l'occhiolino, e sparì nel retrobottega. Qualche secondo di silenzio poi sentii il rumore di vetro contro vetro, infine Tobias rientrò, con due bottigliette di birra tra le dita. Di solito me la lanciava, ma per fortuna capì che in quella situazione non era una mossa intelligentissima. Sorrise indulgente e, anzi, me la stappò pure con un abile movimento del pollice.
-Ecco qua.- commentò, facendola scivolare sul bancone fino a me. L'afferrai con la sinistra e bevetti per cinque secondi buoni, prima di staccare l'orlo dalla bocca. Seguì un poderoso rutto che risuonò nel pub deserto. Almeno in questo ero ancora bravo.
-Come vanno gli affari? Non vengo da un po'....-
-Mmmm... si... io, Connor e Matthias non ce la passiamo molto bene. Con sta cazzata della criminalità la gente sembra pensare che io sia un pedofilo e non entrano in molti.-
Mi astenni dal commentare che avevo pensato la stessa cosa dei suoi potenziali clienti, all'inizio. Per tirarlo su alzai la bottiglia. -Dai vecchio mio, un brindisi.- Lui grnugnì, poco convinto, fece cozzare la sua bottiglia contro la mia e bevette, fino a scolarsi tutta la birra in un sol sorso.
Dopo circa mezz'ora, quando cominciai ad avere il dubbio di essere alticcio, me ne andai, e arrancai fino a casa mia. Vedevo ancora distintamente le cose, ma il leggero mal di testa mi avvertiva che era meglio non tirare troppo la corda.
Poi, quando fui a pochi metri dal mio condominio, il colpo in piena faccia. Mi bloccai, come se fossi diventato di pietra.
Attorno a me le persone camminavano e mi passavano accanto, ma in mezzo a tutte quelle teste io ne vedevo una. Una davanti a casa mia.
Una con i capelli rossi e neri.



Merda, merda, MERDA!!!!
Che cazzo ci faceva Yu lì????
Il mal di testa si fece più acuto, ma anche in quella situazione capivo perfettamente cosa dovevo fare, e cosa non dovevo fare. Mi guardai attorno per esaminare la situazione: di fianco a me c'erano dei tavolini all'aperto di un ristorante. Quello nell'angolo, di fianco alla porta del mio condominio, era libero, ed era riparato da una siepe bassa, ma abbastanza alta da coprirmi se mi fossi seduto lì.
Bene, era deciso. Percorsi in diagonale la larghezza del marciapiede e mi sedetti a quel tavolino, in modo da dare le spalle alla siepe, e quindi a Yu, e di poter avere una chiara visuale di tutto il ristorante.
Lo sentivo suonare con insistenza al citofono. Speravo non fosse il mio, ma d'altronde chi altri conosceva in quel condominio?
Un cameriere mi si avvicinò, probabilmente per dirmi che dovevo consumare qualcosa per sedermi ai tavolini. Sbuffando, tirai fuori dalla tasca sinistra una banconota da 50 e gliela piazzai in mano, chiaro monito di non rompermi le cosiddette. Evidentemente afferrò il messaggio perchè si congedò chinando la testa, senza dire una parola.
Proprio in quel momento sentii Yu sospirare. Mi girai appena, e lo vidi, attraverso gli spazi tra le foglie della siepe, tirare fuori il cellulare.
Oh merda. pensai. Se mi stava chiamando, dovevo mettere il silenzioso.
Tirai fuori il cellulare dalla tasca, ma ci misi più tempo di quanto avrei voluto, impacciato dall'impossibilità di usare il braccio destro. Infatti questo cominciò a squillare prima che io potessi fare qualcosa. Quindi, per coprire il rumore, iniziai a tossire, simulando una voce arrochita per non far insospettire Yu, e intanto aspettai che la suoneria terminasse, il che accadde venti secondi dopo.
Probabilmente era scattata la segreteria telefonica. Meno male, altri due secondi e mi sarei scorticato la gola a sangue a furia di tossire per finta.
Per fortuna Yu non si era insospettito. Stava lasciando un messaggio sulla mia segreteria. E mi irrigidii quando carpii le sue parole. Erano flebili, alcune si perdevano tra le risate delle persone che stavano cenando nel ristorante, ma ero abbastanza vicino da poterle sentire relativamente bene.
-Senti, Shin, mi dispiace, come cazzo devo dirtelo??? Sto male, non posso andare avanti senza avere l'occasione di scusarmi e pensando che tu ce l'hai con me. Voglio sapere cosa ho fatto di male e rimediare, ma se tu non vuoi dirmelo cosa posso fare? Ti prego, non voglio perderti, tengo troppo a te perchè succeda.- Rimase qualche secondo in silenzio, poi sospirò, chiuse la conversazione e si allontanò, le mani in tasca e la testa china.
Da lì in poi vidi poco o niente.
Tutto era offuscato dalle lacrime.
 
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view post Posted on 20/2/2009, 20:12

SUGAAA~!

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oooh molto bello questo chappy!!!!!!
continua presto!!!!!
SPOILER (click to view)
Yu come sei dolce...<3
 
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Yeah~
view post Posted on 20/2/2009, 20:22




bella, bella e bella!
 
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nathe
view post Posted on 21/2/2009, 00:20




è bellissima *__*
continua presto!
 
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