| Eccomi, scusate dell'assenza xD
Io rimasi immobile, impassibile come una statua. Poi, quattro secondi dopo, urlai: -MI PRENDI IN GIRO??- La mia voce rimbombò contro le pareti dell'abitazione in un eco cupo che morì poco dopo. Prima mi bacia per poi pentirsene subito dopo, poi gli fa schifo anche solo toccarmi, e poi vuole chiedermi di uscire! Era scontato, mi stava prendendo per il culo. Una volta quella domanda mi avrebbe reso l'uomo più felice del mondo. Ora volevo solo prenderlo a sprangate. Lui curvò l'angolo della bocca in un sorriso maliziosamente obliquo. -Ma che hai capito? Intendevo con me e i ragazzi. A cena. Forse ti sei dimenticato che oggi è il compleanno di Kiro, sarebbe carino farti vedere dopo dieci giorni di nulla.- Lo guardai in cagnesco: potevo anche dipendere totalmente da lui, ma questo non mi impediva di incazzarmi quando se lo meritava, e ora decisamente lo meritava: mi stava sbeffeggiando, stava giocando con i miei sentimenti senza neanche provare a nascondere il suo divertimento. Questa era la prima cosa che non volevo che facesse. Confortante. Le prime due cose dell'elenco intitolato "Lista delle cose che Yu non deve fare quando saprà che mi piace" erano accadute. Peggio di così non poteva andare. Forse, se le avessi messe alla fine, non sarebbe successo. Se avessi avuto abbastanza forza da scalfire un concentrato di muscoli come lui gli avrei tirato volentieri un cazzotto in quei denti da castoro sorridente. Stavo già stringendo un pugno quando un pensiero mi bloccò. Era l'11 gennaio. Il compleanno di Kiro. Come avevo potuto dimenticarmelo? Mi sentii impossessare da un profondo senso di colpa. Feci una orrenda smorfia. Yu aveva ragione. Quella faccia da culo, quella bellissima faccia da culo aveva ragione: non potevo fargli questo. Non avevo mai risposto ai suoi sms in quei dieci giorni, mai risposto ad una sola chiamata (avevo staccato il telefono), ma non potevo non essere al compleanno del mio migliore amico. Sarebbe stato troppo. Rilassai le spalle ed aprii la mano che avevo chiuso a pugno. -E d'accordo, faccia da culo.- sospirai, cercando comunque di non andarci giù troppo pesante. Ero combattuto tra l'incazzatura che mi rodeva il fegato, la delusione, perchè in fondo sentimentalmente non era cambiato granchè, e l'amore incondizionato che provavo per lui. Non mi piaceva provare tutte quelle emozioni, non dopo 10 giorni di relativo coma. Non potevo passare da un eccesso all'altro senza perdere parte della mia sanità mentale. Forse era già accaduto. Lui sorrise, ma capii subito che era un sorriso canzonatorio. -Vengo a prenderti alle otto. Fatti trovare pronto.- In quel preciso istante l'incazzatura sbaragliò gli altri due sentimenti prima citati. Stronzo, stronzo e ancora stronzo. Lo guardai arricciando le labbra. -Sparisci.- dissi, puntando col dito sinistro verso la porta d'ingresso e mettendo la mano destra sul fianco. Yeah, quel cipiglio autoritario che avevo mi piaceva. Com'è che stavo tirando fuori le palle tutto all'improvviso? Non cercai di trovare una risposta, pensai di sfruttarlo finché durava. Poi sarei tornato la pecorella codarda. Yu mi guardò ancora con quel suo sorrisetto irritante, come se il mio atteggiamento deciso gli sembrasse debole e fiacco. Poi si alzò moooolto lentamente, evidentemente ci trovava gusto a farmi perdere la pazienza. Si avviò verso la porta, con me dietro a bucargli la schiena con lo sguardo. Aprì la porta e stava per richiuderla dietro di sè quando si girò verso di me: tenevo le mani strette sotto le ascelle, le gambe ben piantate a terra, lo sguardo furente piantato nei suoi occhi. Evidentemente lo divertì ancora di più. -Allora, alle otto!- sussurrò facendo una voce stridula e mandandomi un bacio con la guancia. Io spalancai la bocca. Ma come si permetteva??? Preso dalla furia, gli sbattei la porta in faccia. Ma dall'altra parte lo sentivo distintamente ridere. Solo che quel suono non mi irritò ancora di più; chissà perchè, sentendolo, sorrisi. Avevo come l'impressione che quello stuzzicarmi da parte di Yu non fosse maligno come lo avevo giudicato. Certo, non potevo averne la certezza, ma forse... Poi ripensai al bacio che c'era stato: lui non mi aveva spinto via, anzi aveva risposto e molto di buon grado, a quanto mi era sembrato. Se non fossi quasi morto soffocato chissà cosa avremmo fatto... Forse ero partito col presupposto sbagliato nel giudicare il suo comportamento. Forse... Boh, che ne sapevo di quello che pensava quella zucca vuota. Feci le spallucce e accartocciai tutto in un angolo della mente, dopotutto ero decisissimo a riprendere quello che avevo iniziato. Coi sentimenti totalmente ribaltati, tornai al mio letto e mi seppellii nel piumone gonfio come due labbra rifatte. Sapevo che avrei dovuto disperarmi per il fatto che Yu in fondo non aveva completamente corrisposto ai miei sentimenti, non ancora. Ma il suo comportamento mi aveva lasciato un ampio margine di dubbio, e preferivo pensare a quello. Preferivo pensare al modo in cui aveva corrisposto al mio bacio. Questo mi dava una leggera speranza. Per la prima volta in quei dieci giorni, mi sentii come se i pezzettini di me stesso stessero lentamente tornando al loro posto.
Alle sette e mezza fui brutalmente ripescato dal mondo dei sogni dalla suoneria di Blitzkrieg: avevo fissato la sveglia nel caso mi fossi addormentato, cosa che poi era successa. Con una leggera agitazione nel sapere che di lì a mezz'ora sarei stato solo con Yu, nella sua macchina, mi trascinai giù dal letto e iniziai la fase di preparazione: scelsi un maglioncino nero a collo alto che mi snelliva molto, dei normali jeans un po' più chiari e delle etnies nere, quelle che usavo di solito: ormai erano così consumate che sembravano ciabatte. Insostituibili. Come accessorio scelsi una collana abbastanza sobria. Quando fui pronto, mi diressi verso il bagno, pronto per la fase più delicata. Circa venti minuti dopo ne uscii: l'eyeliner e l'ombretto erano stesi alla perfezione, senza un ombra di sbavatura; i brufoli e altri sfoghi vari ed eventuali coperti ad arte con del fondotinta; i capelli acconciati magnificamente. Sembravo pronto per un servizio fotografico. Persino con la grande autostima che mi ritrovavo, dovetti convenire che ero un gran figo. Poi però mi pentii di tutta quella preparazione: Yu forse mi avrebbe preso in giro per come mi ero lustrato? Avrebbe pensato che l'avessi fatto per lui? Beh, non avrebbe avuto torto, in realtà. Però non dovevo fornirgli altri spunti per le sue prese in giro. Stavo già per disfare quel lavoro impeccabile quando il campanello squillò, fracassandomi i timpani. Troppo tardi. Mogio mogio, afferrai la mia giacca di pelle sfavillante e alzai la cornetta del citofono. -Sì?- -Sono io, piccioncino. Muoviti.- disse Yu. Ringhiando, riattaccai. Ero sicuro che entro la fine di quella giornata gli avrei tirato una scarpata in mezzo ai denti, era solo questione di ore ormai. Chiusi la porta di casa sbattendola violentemente e scesi lentamente le scale, desideroso di irritare Yu oltremodo. Già mi pregustavo la sua faccia incazzata. Ormai la nostra relazione era un gioco a chi faceva incazzare più l'altro. Mi piaceva. Mi piaceva molto, e non sapevo perchè. Era masochista. Quando, dopo aver salutato Irina, aprii il portone, Yu era appoggiato alla portiera, le braccia incrociate e le gambe accavallate. Era perfettamente calmo, come se non si fosse accorto del mio ritardo. Lo faceva apposta, ne ero sicuro. Frustrato per non aver suscitato alcuna reazione in lui, sbattei il portone, ma la forza che avevo nel braccio sinistro mi tradì. Perchè, mi domando, quando sono da solo riesco benissimo a sbattere le porte, mentre in presenza di Yu sembro un coglione? A testa bassa come un cane bastonato, mi avvicinai alla super-jeep nera con i finestrini oscurati. Roba forte. Yu mi guardava ridacchiando sotto i baffi e guardandomi con un aria di superiorità. -Tutto bene?- Si sarebbe rotolato a terra dalle risate, glielo sentivo dalla voce. -A meraviglia!- bofonchiai, dirigendomi verso il lato del passeggero, dall'altra parte della macchina, senza degnarlo di uno sguardo mentre gli passavo davanti. Sentii qualcosa afferrarmi il polso destro. Prima che me ne potessi rendere conto mi trovai con la schiena contro la portiera del guidatore, con Yu davanti a me, che era appoggiato alla macchina con le braccia, bloccandomi. Rimasi immobile, sconcertato. Era accaduto tutto così in fretta che non realizzai cosa stesse succedendo neanche quando appoggiò le proprie labbra sulle mie, premendo con forza. Io non lo realizzai, ma il mio corpo sì. Subito sentii un calore insopportabile e spasmodico montarmi dentro, brividi di piacere scuotere ogni singola cellula del mio corpo. Con la stessa velocità con cui era iniziato, tutto terminò. Yu allontanò le sue labbra, si allontanò da me e, con un sorriso beffardo, entrò nella macchina, mentre io rimasi lì, impalato sul marciapiede. Restai fermo circa cinque secondi. Avevo ancora il batticuore, e speravo che il fondotinta bastasse a mascherare il rossore che ero sicuro avevano assunto le mie guance. Sentii un ronzio dietro di me. -Allora, Bella Addormentata?- domandò Yu dietro al finestrino abbassato. Potevo sentire il sibilo di una risata repressa. Mi girai di scatto, in uno svolazzo di capelli biondi, e arrossii ancora di più. Fondotinta o no, di sicuro lo vedeva. E lo divertiva. Con la mano sinistra gli diedi una violenta pacca sulla spalla, pacca che probabilmente gli era sembrata più una carezza. Infatti ridacchiò, stuzzicato dalla mia reazione, mentre io passavo davanti al muso della macchina per entrare dal lato del passeggero. Quando presi posto sul mio sedile e chiusi la portiera (questa volta riuscii a sbatterla come dio comanda), non feci in tempo a mettermi la cintura, che ecco di nuovo quel tono canzonatorio. -Ti è piaciuto?- domandò lui, girato verso di me e appoggiato al bordo del sedile con il gomito destro; con la mano sinistra accarezzava il volante. Io rimasi per qualche secondo a fissare la scritta AIRBAG sul cruscotto davanti a me, poi, quando mi accorsi che, nonostante il mio silenzio, lui continuava a fissarmi, in attesa, feci un gesto di stizza con la mano e dissi: -Andiamo o no?- Lui ridacchiò e si rimise dritto. Girò la chiave nel quadro e la macchina si azionò con un rombo cupo e leggero. -Andiamo, capo.- Per tutto il tragitto non parlammo. Io fingevo di interessarmi al paesaggio che sfilava oltre i finestrini, cercando con tutte le forze di resistere a quella specie di attrazione che voleva che io girassi lo sguardo verso il guidatore. Yu, essendo il guidatore, teneva gli occhi fissi sulla strada. Era rilassato, al contrario di me, ed anche divertito. Non mi guardò e non sembrava neanche che ci fosse bisogno di vietarselo. Come se non gli importassi. Ma allora cos'ero per lui? Uno sfizio? Un gioco da buttare quando lo avrei stufato? Il suo atteggiamento mi confondeva terribilmente, ma non riuscivo ad esserne triste. Non quando il suo bacio ancora mi bruciava le labbra. Circa dieci minuti dopo Yu fermò la macchina lungo il marciapiede, in un quartiere all'ombra della Torre della Televisione, che, illuminata dalle luci colorate nella notte, assumeva un aura mistica e misteriosa. Alexanderplatz, circondata da palazzoni compatti e a forma di parallelepipedo, con le sue fontane colorate, i suoi giochi d'acqua, i monumenti e la vita di cui pullulava, mi trasmettevano un calore sconcertante. Mi sentivo vivo come non mai dopo giorni di sospensione tra vita e morte. Mi guardavo attorno sorridendo, come se fossi lì per la prima volta. Certo, Alexanderplatz di sera era una cosa a cui non mi sarei mai abituato. Seguii Yu in mezzo alla calca fino ad arrivare ad un piccolo ristorante mezzo nascosto ma appartato. Quando entrammo fui investito da una violenta ondata di calore che mi spiazzò: fuori era pur sempre inverno. -Se rabbrividisci ora....- commentò a mezza voce Yu, divertito, togliendosi la giacca: aveva addosso una camicia nera e un gilet senza maniche bianco con cravatta abbinata. Se fossimo stati soli non so cosa mi avrebbe trattenuto dal saltargli addosso. Cercai di distrarmi e mi guardai attorno, alla ricerca disperata di un diversivo. Lo trovai quando vidi il tavolo dei ragazzi. Strify e Romeo mi videro ed alzarono le braccia, salutandomi con due tastiere di denti splendenti. Vidi anche Andreas, che si era fatto piccolo piccolo in un angolino del tavolo, e mi ispirò tenerezza: che si sentisse di troppo? Forse pensava di non fare ancora parte del gruppo. Erano libere tre sedie. Due per me e Yu, ma la terza?? Dov'era Kiro? Strify e Romeo si guardavano ridacchiando, e stavano visibilmente cercando di trattenersi dallo scoppiare a ridere. Troppo tardi capii, con un moto di terrore alla pancia. Capii perchè quel folletto vestito da evidenziatore mi era saltato addosso, appendendosi al mio collo. Da dove diavolo era sbucato???? -Kiro!!!- esclamai, come mio solito, con un tono perentorio. L'unico risultato fu che lui strinse la stretta, quasi soffocandomi. Pensai che quel giorno qualcuno mi voleva morto, forse qualcuno che era stato ucciso da un mio lontano antenato e che ora voleva vendicarsi. Yu ci guardava a braccia incrociate, con un divertito sorrisetto sghembo. Io gli chiesi aiuto muovendo soltanto le labbra, lui scosse la testa, terribilmente divertito, e si avvicinò al tavolo, unendosi alle risate degli altri due traditori. Rassegnato, ero pronto ad aspettare almeno dieci secondi. Prima Kiro non mi avrebbe mai mollato. Invece, soprendentemente, mi lasciò solo dopo sette secondi. Aveva gli occhi umidi. -Cavolo mi sei mancato!- esclamò, passando l'indice destro sugli occhi per asciugarli. Io ero sconcertato. Sapevo che dieci giorni di silenzio erano tanti, ma per due persone che hanno condiviso una vita e più, erano una bazzecola. Beh, forse avevamo due concezioni diverse di questa faccenda. Pazienza, rimaneva il mio migliore amico, il mio amico più vomitevolmente sentimentale. Pazienza, nessuno è perfetto. Allungai la mano sinistra e gli strinsi la sua, avvicinandolo a me e facendo cozzare le spalle, nel tipico saluto da uomini. -Piuttosto, parliamo di te! Stai diventando vecchietto, vergognati!!!- Lui scoppiò a ridere di gusto, zampettando qua e là mentre ci avvicinavamo al tavolo. Prima di salutare Strify e Romeo, gli sussurrai all'orecchio: -Scusami.- alludendo a quei giorni di silenzio: lui certamente sapeva che non erano colpa sua, ma l'avevo comunque fatto soffrire e non era una bella cosa. -Ehi, zombie!- esclamò Strify abbracciandomi e dandomi una violenta pacca sulla schiena. Mi ricordai solo in quel momento di quanto fosse manesco a volte. La mia schiena, dopo quella giornata, non ne voleva più sapere. Romeo fu più delicato, limitandosi a darmi due baci sulle guance e a darmi il bentornato. Poi fu la volta di Andreas, che si alzò timidamente dalla propria sedia e mi salutò timidamente, stringendomi la mano. Io, guardandolo, vidi me stesso qualche anno prima e scoppiai a ridere. -Non pensare di essere di troppo, ormai sei parte del gruppo.- Lui rimase a bocca aperta, reazione che mascherò subito annuendo con agitazione. Mi ritrovai, non so per quale strana ragione, seduto tra Kiro e Yu. Si trattava solo di scegliere la merda che puzzava di meno. Magnifico. Da una parte c'era quello stronzo che non faceva che stuzzicarmi e prendermi in giro. Dall'altra Kiro, che non la smetteva di fare il sentimentale: quando sarebbe diventato abbastanza grande per smetterla con sta roba da femminucce? Ora che ci penso, è buffo che sia io a pensarlo. Durante la serata, poi, fu un susseguirsi di battutine e perfide prese in giro da parte di Yu. Io lo fulminavo con lo sguardo, quando potevo gli assestavo anche un sonoro calcio negli stinchi, che lui assorbiva senza un movimento, con mia grande frustrazione. Una o due volte tentai anche con un pugno sulla spalla destra. Probabilmente per lui era poco più di una carezza. Ogni volta che incassava un mio colpo senza neanche una minima smorfia di dolore mi ritiravo nel mio dignitoso silenzio, furente. Ci mancava poco che mi uscisse fumo dalle orecchie. Nonostante questo irritante inconveniente, la cena passò piacevolmente, tra scherzi e risate, come ai vecchi tempi. Era da tanto tempo che non mi sentivo così bene e completo. Forse questa era la volta buona.
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