| Mi alzai e andai verso l’armadio dov’era riposta una valigia rossa alla quale mia madre era particolarmente affezionata. Cominciai a metterci dentro tutto quello che sarebbe potuto servirmi nei quattro mesi in cui sarei stata via. Andai di nascosto in camera di mio zio e aprii la cassaforte, conoscevo la combinazione a memoria, e presi dei soldi. Ne teneva così tanti lì dentro che sicuramente non si sarebbe accorto della mancanza di qualche banconota. Poi andai in soffitta dove trovai delle tute da sci avvolte in dei sacchi trasparenti. Erano tutte in ottime condizioni e ne presi una della mia taglia insieme agli scarponi. Tornai in camera mia e preparai le ultime cose prima di infilarmi il pigiama e avvolgermi nelle coperte. Rimasi sveglia fino alle 11:30 circa e con mio grande stupore nessuno venne a bussare alla mia porta per chiedere spiegazioni. Quasi dieci minuti dopo mi addormentai. Sognai di essere nell’appartamento di strify: lui era disteso sul divano e io vicino a lui. All’improvviso suonò il campanello, andai ad aprire e mi ritrovai davanti Paolo che mi prese per una mano e cercò di portarmi via. Gridavo a Strify di aiutarmi ma lui non faceva niente. Si alzò dal divano e si diresse in camera sua e prima che potesse chiudere la porta disse –Spero che sarai felice con lui-… Drin….drin…drin… Mi svegliai di soprassalto, tutta sudata e con gli occhi bagnati. Ci volle qualche minuto prima che potessi riprendermi del tutto e capire che, fortunatamente, niente di quello che avevo visto era successo veramente. Spensi la sveglia che ancora stava suonando e guardai l’ora: 4:00. Andai in bagno e mi feci la doccia, mi vestii, mi truccai e scesi per prendere qualcosa da mangiare. La casa era buia e aveva un’aria sinistra. Giunsi in cucina dove ieri avevo fatto un gesto del quale andavo abbastanza fiera, se lo meritava. Nessuno doveva permettersi di toccarmi, tranne Strify. Accennai un sorriso, scaldai il latte e presi i biscotti al cioccolato che Debbie aveva preparato lo scorso pomeriggio. Mentre stavo mangiando sentii un rumore provenire dall’ingresso e mi nascosi sotto il tavolo. Vidi comparire Paolo, tutto assonnato che si mise a sedere e prese a mangiare la Mia colazione –Vedi la piccola, si vuole far perdonare- disse compiaciuto. Finì tutto, si alzò e andò via. Uscii dal tavolo, si era spazzolato tutto nemmeno i biscotti c’erano più –Sisi illuditi, brutto deficiente! Vedrai come ti sveglio!- presi la tazza con la punta della dita e la misi nel lavandino. Ormai si erano fatte le 5 e Luminor mi sarebbe venuto a prendere da un momento all’altro. Salii le scale in silenzio e guardando di sotto intravidi un ombra. Non poteva essere altri che Paolo, ma che ci faceva di sotto a quell’ora? Così non sarei potuta uscire senza essere vista. Corsi in camera e aprii la finestra. Un attimo dopo mi sentii chiamare da una voce abbastanza grave –Psss..Evelyne…ci sei?- mi affacciai dal balcone e vidi Luminor che mi fece cenno di scendere in fretta. Rientrai in camera prendendo un foglio di carta e cominciai a scrivere -Zio..mi dispiace ma se tu non….- lo strappai e lo buttai nel cestino –Al diavolo! Non devo dare nessuna spiegazione!-. Presi la valigia e mi riaffacciai –Lumi…non posso scendere di sotto perché c’è qualcuno..quindi scendo da qui- il tastierista fece una faccia indescrivibile. Buttai di sotto la valigia –Aiuto!- -Stai bene Lumi?- -S..si…ma cosa ci ha messo qua dentro accidenti!!!- - Sei sicuro che mi prendi e non ti spezzi in due vero?- dissi un po’ preoccupata sia per me che per lui –Ma speriamo di no!!- scavalcai il terrazzo e l’unica salvezza che avevo era Luminor che mi aspettava a “braccia aperte”. –Ce la fai?- domandai ancora –Sisi…buttati che ti prendo- disse piantando bene i piedi a terra. “Dai Evelyne…uno…due…tre…” pensai per poi saltare ad occhi chiusi. Sentii Luminor cominciare a ridere e riaprendo gli occhi, mi ritrovai appesa per la maglietta che si era incastrata sulla ringhiera. –Porca p*****a…e mo?- chiesi guardando Luminor che aveva le lacrime agli occhi e non smetteva di ridere –Tira la maglia che si strappa- disse rimettendosi in posizione –Ma sei scemo? Sai quanto costa?!- in quel momento mi venne un’idea –Aspetta Lumi…tu stai pronto che me la tolgo…ma non guardare- era alquanto imbarazzante, ma non trovai altri modi. Il dio mi guardò sgranando gli occhi- Ok…io non…non guardo…- mi sfilai la maglietta e caddi tra le braccia di Luminor. Era un freddo tremendo. Lo abbracciai cercando di riscaldarmi e lo feci diventare tutto rosso –Brrr…Lumi è freddo portami dentro la macchina per favore- -S..si…va..va bene…- molto imbarazzato fece come gli avevo detto e salì a sua volta mettendo in moto e partendo. Senza guardare mi diede il suo giacchetto e me lo indossai. Guardavo dal finestrino la città che si svegliava a poco a poco. Le persone riprendevano la loro routine giornaliera, qualcuno stava partendo dal grigiore di Berlino per andare in vacanza in una località caraibica o alpina, in base alle preferenze. Ero intenta a guardare fuori quando sentii un peso appoggiarsi sulla mia spalla –WAAAAA!!!!!!- urlai spaventata –Che c’è? Cosa succede?- Shin si raddrizzò di colpo. Luminor rideva come un matto –Scusa Evelyne…non ti avevo detto che c’era anche Shin…ma vedi lui di mattina non è molto lucido e si addormenta sempre. Non credevo che potesse spaventarti così. Mi tocca pure vestirlo e dargli da mangiare sennò cade nella tazza del latte!!!- avevo ancora il fiatone per lo spavento ma quello che aveva detto Luminor era stato così divertente e buffo che non ce la feci a non ridere, mentre Shin lo guardava stranito. –Pensa che una mattina..- riprese –Dovevo andarmi a fare la piastra ai capelli in bagno, ma era occupato da Shin. Allora aspetta, aspetta non usciva più, così persi la pazienza e aprii la porta. Lo ritrovai addormentato sul water con il rotolo di carta igienica in mano- -Ma si?!- lo guardai e ricominciai a ridere come una matta. -Ahah…ridete pure delle mie performance….comunque siamo arrivati
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